«Il sindacalista sia motivato ed appassionato»
Da tempo il sindacato è attraversato da problemi sempre più complessi, i quali implicano risposte e soluzioni più difficili. Anche per questo, oggi, per fare il sindacalista occorre una forte motivazione e una determinante passione. Contrariamente alle illusioni di coloro che credono sia la strada più agevole per inserirsi nelle élite del potere, si tratta in realtà di un impegno assai faticoso e con scarse gratificazioni.
Il sindacato viene infatti accomunato, da vasti settori dell’opinione pubblica, al disamore verso la politica e alla diffidenza, che arriva persino al pregiudizio negativo nei confronti delle istituzioni, perché giudicato parte dell’establishment. Spesso viene ritenuto un vecchio cimelio, se non un ostacolo al
progresso economico.
Questa situazione riflette i cascami della cultura liberista che ha dominato il campo per oltre vent’anni, la cui tesi di fondo è che bisogna lasciar fare al mercato, sbarazzandosi di tutti i “lacci e lacciuoli” e “rottamando” quindi il sindacato, la contrattazione e in generale il ruolo dei gruppi intermedi nelle società complesse. Che restano, tuttavia, un fattore essenziale della vitalità democratica.
La deriva di questa concezione si è riflessa in primo luogo sulla politica, giudicata incapace di farsi valere, se non addirittura subordinata all’economia, alla finanza, al capitalismo. I motivi di questo sentimento negativo sono tanti, quali l’inconcludenza e una non sempre esemplare moralità di una parte del “ceto” politico.