Laudato Si’: tutto è connesso
«Che tipo di mondo vogliamo lasciare a quelli che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?», chiedeva papa Francesco nel videomessaggio in cui invitava a celebrare, dal 16 al 24 maggio 2020, la settimana per il quinto anniversario dell’Enciclica Laudato si’.
Tante le iniziative organizzate online nel corso di questi giorni che, rilanciando il monito «Tutto è connesso», hanno consentito di approfondire i temi principali del Documento sulla cura della casa comune. «L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune», recita il testo della Laudato si’ (n. 164). Senz’altro l’emergenza Covid-19 ancora in corso ha generato una nuova consapevolezza: è quanto mai urgente ascoltare il grido della terra e dei poveri, approfondire l’impegno per la salvaguardia del creato e la promozione di un’ecologia integrale, agire concretamente per costruire un futuro più sostenibile.
Il 24 maggio, nella ricorrenza della firma dell’Enciclica, il mondo è stato invitato a una «Preghiera comune per la terra e per l’umanità» e, a partire da questa data, è iniziato un anno speciale dedicato alla riflessione sulla Laudato si’. Un tempo privilegiato in cui ricercare una nuova alleanza tra l’uomo e la natura, impegnarsi ad attenuare conflitti e diseguaglianze, ripensare i principi di «una nuova economia più attenta ai principi etici», interessata al «miglioramento della qualità reale della vita delle persone», contro il «dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi» (Laudato si’, 189).
La preoccupazione per l’ambiente, infatti, si deve necessariamente coniugare con l’interesse per l’uomo, per i problemi della società. «Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani – si legge nel documento -. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito. (…) Tutto è collegato».
Rileggendo l’Enciclica in questo tempo di pandemia, se ne riscopre tutta l’attualità e la valenza profetica. Nel creato, che oggi non custodiamo, c’è la firma di Dio, ha ricordato papa Francesco nel corso dell’Udienza generale qualche giorno fa. Ciascuno può fare la sua parte perché si crei una «cittadinanza ecologica», per educarsi ad una «responsabilità ambientale» attraverso gesti e comportamenti quotidiani, che contrastino la cultura del consumismo: «evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. Tutto ciò fa parte di una creatività generosa e dignitosa, che mostra il meglio dell’essere umano» (Laudato si’, 211).
Ma ripensare un’ecologia integrale vuol dire prima di tutto cercare la giustizia e un’economia rivolta al bene di tutti: «Non ci sono due crisi separate, una ambientale ed un’altra sociale bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale». I cambiamenti climatici, la riduzione della biodiversità, sono riconducibili alla «cultura dello scarto» di cui prime vittime sono i più poveri. Radicando nella società il valore della fraternità, ciascuno avverte di essere parte di un’unica umanità, di essere responsabile dell’altro, comprende che «vale la pena di essere buoni e onesti».
Anche Caritas italiana ha dedicato ai temi della Laudato si’ il suo 55° Dossier, dal titolo «Sviluppo umano integrale al tempo del Coronavirus. Ipotesi di futuro a partire dalla Laudato si’». Il documento – nel quale sono raccolte storie di ciò che avviene in paesi come lo Sri Lanka, le Filippine e il Nepal – offre alcune piste di riflessione per provare a ridisegnare un futuro più giusto, in cui sia messa al centro la dignità dell’uomo. «Molti aspetti della nostra vita sono stati toccati – si legge nel comunicato Caritas -: dobbiamo ripartire dal riconoscere cosa sta cambiando nella nostra vita con riferimento alle modalità di lavoro, all’uso della tecnologia, ai modelli di sviluppo economico, alla politica, la società, allo spazio globale».