Chiara Lubich: la profezia dell’EdC
Nel maggio 1991 Chiara visita il Movimento in Brasile. Porta nella borsa il volumetto appena pubblicato dell’enciclica sociale di Giovanni Paolo II, Centesimus Annus. I Paesi del Sud America, reduci da dittature militari, sono schiacciati dalla crisi economica e sociale, con povertà diffusa e perdita di milioni di posti di lavoro.
Quando Chiara sbarca a São Paulo, megalopoli e motore economico del Brasile, una cappa di sofferenza, fame e abbandono ricopre la città. Migliaia di lavoratori licenziati vivono sotto i ponti e i viadotti. Lungo i 25 km di percorso tra aeroporto e centro città, si stendono le favelas, schiacciate tra l’autostrada e il fiume Tietê. Dietro i rifugi di cartone, stoffa, plastica e lamiera, all’orizzonte si intravede la città possente, coi suoi grattacieli.
Nel suo diario Chiara scrive della «”corona di spine”, così il cardinale di São Paulo chiama la cintura di povertà e miseria che circonda la città che, di per sé, pullula di grattacieli».
Negli anni ’60 è stata più volte in Brasile, a Recife, e ha “visto” la povertà. Ora però a São Paulo stride il contrasto tra ricchezza e povertà, tra accumulo e miseria. Chiara vuole fare qualcosa. Chiede se ci sono persone del Movimento che vivono in quelle condizioni miserabili. Cerca soluzioni. Scrive: «La città di São Paulo nel 1900 era un villaggetto. Ora non è una selva, ma una foresta di grattacieli. Tanto può il capitale in mano ad alcuni e lo sfruttamento di altri. Ma perché tanta potenza non s’orienta alla soluzione degli immani problemi del Brasile? Perché manca l’amore al fratello, domina il calcolo, l’egoismo; manca l’Ideale».
Nella cittadella Araceli sono sorte alcune piccole aziende, povere ma creative, per colmare le necessità degli abitanti. La mattina del 24 maggio Chiara comunica il suo entusiasmo per una frase trovata nel libro I nuovi protagonisti, di Bruno Secondin: «Certe realizzazioni concrete dei nuovi Movimenti manifestano una terza via a cui tenderebbe la storia dopo il comunismo e il capitalismo, una via di comunione nella libertà».
Le cittadelle sono una prova concreta di questo. Rifacendosi alla Centesimus annus, Chiara vede in futuro «una cittadella in cui si vivono i principi che governavano la vita dei primi cristiani: amore reciproco, comunione dei beni, nessuno indigente». Però non servono “aziendine”, ma vere imprese, in cui gli utili «sotto la spinta della carica ideale, andrebbero messi liberamente in comunione, per la vita decorosa di tutti i cittadini e per lo sviluppo armonico delle strutture della città e delle aziende stesse. Ciò comporterebbe l’esistenza, nella cittadella, della proprietà privata, la libertà di iniziativa, il diritto di associazione (cooperative, ecc.), il tutto coronato dalla comunione dei beni. Una cittadella così, in Brasile, dove il divario fra ricchi e poveri costituisce la piaga sociale per eccellenza, potrebbe costituire un faro di speranza».
Il 29 maggio l’auditorium della cittadella è strapieno. Il passaparola ha viaggiato alla velocità della luce: «Chiara ti aspetta alla Mariapoli Ginetta. È scoppiata una bomba che può cambiare il Brasile, il mondo, l’economia, la vita dei poveri». In prima fila alcuni imprenditori, venuti da varie città. Chiara entra, sicura, decisa. Narra la storia di quei giorni, lo choc all’arrivo, la necessità di trovare soluzioni urgenti, le idee emerse. «Dio è all’Opera». Parla alle persone del Brasile, ma all’orizzonde vede il mondo.
Il nucleo fondamentale dell’Economia di Comunione nella libertà (EdC) si può riassumere in 3 concetti: deve sorgere, vicino alla cittadella, un settore industriale con aziende produttive; il capitale deve essere diffuso e dato in mano a persone competenti; gli utili vanno distribuiti per metterli in comunione con i bisognosi, per incrementare l’azienda creando posti di lavoro, per formare “uomini nuovi” per una società nuova.
Chiara torna in Italia con nell’animo e nelle braccia un amore travolgente. Invia la sociologa brasiliana Vera Araújo in Argentina, sollecita momenti di studio e dialogo per approfondire l’EdC. Nel Collegamento CH di fine giugno propone di far esplodere in tutto il mondo la «bomba scoppiata in Brasile», chiedendo di «preferire i minimi».
A fine 1991 sono 26 le aziende inserite nel progetto EdC in Brasile; un anno dopo 60. Nell’aprile 1993 viene acquistato un pezzo di terreno a 4 km dalla cittadella Araceli per la costruzione del distretto industriale. Nel 1994 viene fondata Espri, la società di capitale aperto con 2 mila soci, da cui nasce il Polo imprenditoriale Spartaco. In ogni cittadella dei Focolari nel mondo si lavora per creare un distretto industriale EdC. Chiara non perde occasione per parlare, scrivere, rispondere, dare ragione e spiegare il progetto nato in Brasile. Sprona i giovani a studiarlo e scrivere tesi sull’argomento. Nella Conferenza telefonica mondiale dell’aprile 1992, chiede di cambiare la mentalità del mondo adottando e diffondendo la “cultura del dare”.
Nel maggio 1992 parte per Nairobi, capitale del Kenya, in Africa, dove sta nascendo una cittadella che potrebbe diventare un laboratorio della cultura dell’Unità per il continente africano. Chiara si interroga su quale sia la “vocazione” di questo popolo: nel discorso di fondazione, chiarisce che è l’evangelizzazione. Nascerà quindi un centro specializzato nell’inculturazione, «tanto desiderata dalle Autorità ecclesiastiche e reclamata dalle diverse culture di coloro che vivono in questo continente».
Tornata in Italia, inizia per lei una lunga tappa di dure prove con la salute, che le impediscono di lavorare e seguire il Movimento. Nella primavera del ’94 si riprende. Nel ’96 Chiara fonda il Movimento Politico per l’Unità (MppU). Negli anni successivi sorgono, una dopo l’altra, le così dette “Inondazioni” (architettura, arte, comunicazione, diritto, economia, educazione, ecologia, medicina, politica, psicologia, sociologia, sport), espressione dell’incontro tra il carisma dell’unità e la cultura contemporanea. La loro caratteristica specifica è la dimensione dialogica.
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Preferire i minimi
In questo periodo, ecco un nuovo richiamo a porre i minimi nel primo posto del nostro cuore. E come allora potremo attuare ciò? Anzitutto guardando con predilezione a coloro fra noi che possono dirsi minimi e sollevando ogni necessità con una comunione dei beni libera ma intensa, estesa a tutto il Movimento nel mondo.
(27 giugno 1991 – Cf. Opere di Chiara Lubich, Conversazioni 8/1 – Città Nuova)
Le inondazioni
Giovanni Crisostomo […] dice che quando c’è scritto che «zampilleranno dal tuo seno torrenti», viene fuori una inondazione. Allora dice: «Quando c’è lo Spirito Santo, c’è una inondazione». E io ho pensato al nostro tempo attuale dove l’Ideale sta entrando dappertutto, nella politica, nell’arte, nella psicologia, nell’economia: è proprio una inondazione. Appena iniziata, perché prima eravamo solo opera spirituale, non so, e adesso sta inondando.
(Chiara Lubich – 1999)
Con l’Ideale nostro, la sapienza, lo Spirito Santo sta entrando in tutte le cose umane e le soprannaturalizza, per cui diventa una cosa meravigliosa, perché l’umano c’è, resta, ma è tutto visto clarificato, tutto visto in Dio.
(Chiara Lubich – 1999)
Lo Spirito d’Unità, che soffia in mille sensi nel mondo. Ecco le inondazioni!
(Chiara Lubich – 2003)
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Le precedenti puntate della vita di Chiara Lubich:
1920-1937 La famiglia Lubich, quando Chiara era Silvietta
1938-1939 La prima chiamata alla santità
1940-1942 La maestra Silvia Lubich
1943-1944 Il sì per sempre di Chiara Lubich
1945-1948 Chiara Lubich e il Dio vicino
1949-1950 La luce nel buio
1951-1954 Una notte luminosa
1955-1956 Nascerà Città Nuova
1956-1960 I volontari di Dio
1961-1964 Passione per la Chiesa
1964-1965 Una nuova famiglia per il mondo
1966-1967 Una rivoluzione alternativa
1967-1972 La centralità della parola vissuta
1973-1974 L’attrattiva del tempo moderno
1975-1979 Lo spartito scritto in cielo
1980-1983 Una corsa travolgente
1984-1988 Il laico è il cristiano
1988-1990 Gli Statuti Generali dei Focolari
1990-1991 Alla fonte dell’Ideale dell’Unità