Chiara Lubich e la centralità della Parola vissuta

La fioritura del Movimento dei Focolari in campo ecumenico. L’amicizia di Chiara Lubich con Ramsey e Atenagora. Le religiose, i gen3 e Umanità Nuova. Continuiamo la pubblicazione degli articoli sulla vita della fondatrice dei Focolari, apparsi sulla rivista Città Nuova. Tredicesima puntata.

La notizia, sorprendente per molti e di grande portata, si trova in un articolo di Città Nuova n. 18 del 1967, il primo dove Chiara Lubich è presentata come «fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari». Si afferma che possono aderire al Movimento anche cristiani non cattolici. È maturata una dimensione della spiritualità dell’unità presente fin dall’inizio implicitamente, ma che poteva fiorire soltanto negli anni dopo il Concilio. Gli statuti appena approvati ancora non contemplano questa possibilità (sarà soltanto nella versione del 1990), ma la vita spinge già più avanti. Cos’è successo?

Le radici, anche in questo caso, sono nelle Mariapoli degli anni ’50. Dopo la presenza di un svizzero riformato nel 1955, alla Mariapoli del 1957 partecipano due suore luterane: segue una visita di Chiara da loro a Darmstadt. In quell’occasione, nel 1961, Chiara incontra alcuni pastori luterani tedeschi, che sono colpiti dalla centralità della Parola vissuta per i focolarini. È l’inizio di un’amicizia profonda e – specialmente con la fondazione del Centro Ecumenico di Ottmaring in Baviera nel 1968 – di una collaborazione che continua anche oggi. Nello stesso 1961, vengono gettati altri semi nel campo ecumenico, tramite incontri a Roma con personalità di varie Chiese (ortodossa, anglicana e riformata), e grazie alla fondazione del Centro Uno, organo interno al Movimento che porterà avanti il lavoro ecumenico. I primi frutti maturano pochi anni dopo.

Nel 1966, durante una visita a Canterbury, l’arcivescovo anglicano Michael Ramsey invita Chiara a diffondere la spiritualità dell’unità nella Chiesa d’Inghilterra: nei fatti sarà una focolarina anglicana, entrata in focolare nel 1970, ad aprire la strada a tanti altri di varie Chiese. Nel 1967, Chiara si reca a Ginevra alla sede del Consiglio Mondiale delle Chiese. In seno a questo Consiglio, fondato nel 1948, fervono molte iniziative ecumeniche e collaborano cristiani delle più varie denominazioni e di tutti gli angoli della terra. Nel colloquio con alcune personalità – come Willem Visser ‘t Hooft, segretario generale 1948-1966, e Lukas Vischer, direttore del dipartimento Fede e Costituzione –, viene in evidenza che il lavoro nel dialogo teologico e nel campo sociale ha bisogno di una spiritualità che unisca già da ora i cristiani, mettendo in luce che la diversità non è un ostacolo, ma un ricchezza, se vissuta veramente nell’amore l’uno per l’altro. Inizia così una lunga collaborazione che porterà anche a due altre visite di Chiara a Ginevra nel 1982 e nel 2002.

In questo fiorire di contatti c’è da ricordare un’amicizia spirituale del tutto speciale. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Atenagora, aveva sentito parlare del carisma dell’unità e, sentendolo così consono col suo ardente desiderio di arrivare all’“unico Calice” tra ortodossi e cattolici, invita Chiara ben 8 volte a Istanbul, tra il 1967 e il 1972. In 25 udienze si sviluppa un profondo scambio spirituale, teologico e personale del quale Chiara rende conto a papa Paolo VI, diventando in questo modo un ponte tra Oriente e Occidente. Questo rapporto speciale non si ferma con la morte del patriarca Atenagora nel 1972, ma continua con i suoi successori Demetrio e Bartolomeo. L’attuale patriarca ecumenico Bartolomeo è stato una delle ultime persone che sono andate a trovare Chiara in ospedale prima del suo passaggio all’altra vita.

Ma per quanto possano essere importanti questi incontri con personalità ecumeniche di rilievo, non porterebbero frutti se non ci fosse alla base un popolo cristiano, multiforme eppure unito, che non aspetta il superamento delle barriere dogmatiche e storiche, ma vive già ora l’unità, perché sa di attingere alla stessa sorgente che è la Parola, di vivere nella stessa radice che è il Padre, di avere lo stesso Signore che è presente là dove «due o tre sono uniti» (cf. Mt 18, 20) nel suo nome, nel suo amore. Un popolo che fa suo il dolore della divisione, non fuggendolo, ma vedendo in esso il volto di quel Gesù che proprio nell’abbandono è diventato il ponte tra cielo e terra, tra Dio e uomini. In questo modo il carisma dell’unità risponde alla chiamata stessa del movimento ecumenico: quella di trovare e percorrere vie che risanino le ferite del passato e portino alla ricostituzione della piena comunione.

Per il Movimento sono anni di fioritura non soltanto in campo ecumenico. Le religiose che vivono la spiritualità dell’unità, incoraggiate dalla benedizione di papa Paolo VI, trovano il modo di aderire al Movimento. Nel mondo dei giovani si distinguono i cosiddetti gen 3: ragazze e ragazzi nell’età dell’adolescenza che hanno bisogno di un loro modo tipico di vita cristiana autentica. Dappertutto c’è bisogno di unità, di quel rapporto d’amore tra gli uomini che trasforma poi anche le strutture della società. Così nel 1968 prende via il movimento Umanità Nuova, che si impegna nei vari settori della società, prendendo di mira soprattutto i luoghi marcati dai bisogni più grandi, materiali e spirituali.

Sono iniziative e sviluppi nelle più varie direzioni, dunque, nell’ecumenismo e nella vita sociale, tra giovani e nella vita interna della Chiesa cattolica. Ma per quanto possano apparire differenti o persino contrastanti, partono comunque dalla stessa radice, da uno stesso spirito. La vita della Parola, che ha marcato l’inizio del Movimento negli anni ’40, non conosce frontiere. La Parola è presenza di Gesù; vivere la Parola vuol dire far spazio a Gesù affinché egli possa vivere in mezzo al mondo per trasformarlo. Bastano “due o tre” uniti nel suo nome per formare una piccola cellula di irradiazione, segno profetico di un altro mondo possibile.

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Il più grande teologo è Gesù
Con le sorelle e i fratelli luterani «vogliamo avere […] Gesù in mezzo a noi, perché se siamo battezzati Gesù può essere in mezzo a noi! E siamo convinti di una cosa: che il più grande teologo è Gesù. E se Gesù è in mezzo a noi, Egli non è solo la carità, Egli è anche la Verità. Se noi faremo lo sforzo di far in modo che Egli sia sempre in mezzo a noi, cercando dapprima magari quello che ci unisce, come diceva papa Giovanni, pian piano Gesù fra noi chiarirà anche la verità, quelle divergenze teologiche che ancora ci separano. […]

L’anno scorso […], quando alcuni anglicani e luterani si trovavano a visitare una nostra cittadella ecumenica (a Loppiano, vicino a Firenze) di testimonianza cristiana, dove tutti si amano con Gesù in mezzo a loro, ricordo che ci è nata insieme un’idea: in fondo – abbiamo detto – siamo tutti di questa spiritualità, tutti cerchiamo di vivere il Vangelo. La nostra autorità ecclesiastica ha approvato questo Movimento e possono aderire ad esso anche i fratelli cristiani che non sono cattolici. Allora tutto quello che è nostro, del Movimento, è di noi cattolici, ma è anche degli anglicani, è dei luterani, è di tutti quelli che vivono questo spirito. E dicevamo: i nostri Centri sono vostri! Le nostre cittadelle sono vostre, la nostra stampa è vostra… E i luterani e gli anglicani presenti […] rispondevano: e le nostre case sono vostre!»
Conferenza di Chiara Lubich durante il secondo viaggio a Istanbul su invito del patriarca ecumenico Atenagora (28 agosto 1967).

Le precedenti puntate della vita di Chiara Lubich:

1920-1937   La famiglia Lubich, quando Chiara era Silvietta

1938-1939   La prima chiamata alla santità

1940-1942   La maestra Silvia Lubich

1943-1944   Il sì per sempre di Chiara Lubich

1945-1948   Chiara Lubich e il Dio vicino

1949-1950   La luce nel buio

1951-1954   Una notte luminosa

1955-1956   Nascerà Città Nuova

1956-1960   I volontari di Dio

1961-1964   Passione per la Chiesa

1964-1965   Una nuova famiglia per il mondo

1966-1967   Una rivoluzione alternativa

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