Juve: i motivi di un’annata da record
Mandzukic, Dybala e Alex Sandro: queste le tre marcature con cui la Juventus ha liquidato ieri pomeriggio il Crotone, laureandosi Campione d’Italia per il sesto anno consecutivo e aggiornando, ancora una volta, il libro dei Record del calcio italiano. Una striscia da leggenda, che scalza i cinque scudetti di fila conquistati da tre storici squadroni: la Juve dal ’31 al ’35, il Grande Torino ’43-’49 a cui si unisce il recente ciclo interista, dal 2006 (a tavolino) al 2010. Numeri da record per i bianconeri, che parlano da soli: 28 vittorie, 4 pareggi e soltanto 5 ko, tutti in trasferta: porta inviolata per ben 17 partite e una lunghissima striscia di imbattibilità, dalla 21° alla 35° giornata.
Dirigenza: un mercato dai rinforzi mirati
Sono tante le chiavi di lettura per analizzare un successo reiterato, un dominio che in Italia non è mai stato così schiacciante. “Il ciclo Agnelli-Juve non è ancora finito, c’è molto da fare. Dobbiamo riconoscere – sentenzia il direttore generale Marotta – molti meriti a questo gruppo: uno staff preparato, in cui ognuno può dire la sua. All’interno dell’area sportiva, non va escluso il lavoro di Paratici e Nedved”. Una programmazione che ha dato ottimi frutti: la partenza di Morata è stata attutita dall’arrivo di Gonzalo Higuain, uno dei migliori centravanti al mondo: la clausola da 90 milioni dell’ex Napoli è stata ripagata da 24 reti in Serie A. Il regista Pjanic, ex Roma, dopo un avvio difficoltoso ha trovato la sua dimensione negli ingranaggi bianconeri: nessuno sembra rimpiangere più Paul Pogba, tornato allo United per cifre da capogiro. Il terzino destro Dani Alves, arrivato da Barcellona, sembrava un ex giocatore: dopo un ambientamento complesso e un grave infortunio, si è rivelato essere l’uomo in più, capace di fare la differenza nello sprint finale in cui classe, grinta e lucidità contano di più. Da Pirlo in poi, gli uomini mercato Juve non hanno sbagliato (quasi) un colpo.
Il fortino Juventus Stadium
Non è un caso che la striscia vincente juventina sia iniziata nel 2011, quando i Campioni d’Italia si sono trasferiti nel nuovo impianto, costruito sulle ceneri del vecchio Delle Alpi. Lo Stadium è senza dubbio un valore aggiunto, sia per l’indubbio tornaconto economico che porta l’avere uno stadio di proprietà, che per il calore di un tifo vicinissimo al campo da gioco. Un’arena in cui i bianconeri hanno raccolto 33 vittorie consecutive, mantenendo l’imbattibilità casalinga. A questo si aggiungono 40 milioni di ricavi medi l’anno: un bottino che aumenta il gap col resto della Serie A.
Il pragmatismo di Mister Allegri
Sostituire Conte, dopo tre scudetti di fila, non era facile. Arrivato tra lo scetticismo generale, Massimiliano Allegri si è preso la Juve, con tre doppiette campionato-Coppa Italia e (al momento) due finali di Champions League conquistate. Un gestore di uomini eccezionale, il cui pragmatismo è stata una delle chiavi vincenti di questa annata. L’esclusione di un titolarissimo come Bonucci nell’andata degli ottavi di finale di Champions, dopo gli insulti per una scelta non condivisa, è stata un simbolo: chi sbaglia paga, anche i presunti intoccabili. Un allenatore che si è dimostrato abilissimo anche nell’individuare, dopo i primi tre mesi, il modulo migliore per far coesistere l’enorme potenziale offensivo a disposizione, senza snaturare la squadra.
Il 4-2-3-1 e la chiave Mandzukic
Dopo la scoppola di Firenze, lo scorso gennaio, Max Allegri ha deciso di rilanciare: via un pavido 3-5-2, dentro tutti i migliori interpreti, per un 4-2-3-1 che, oltre ad esaltare le virtù di Pjanic come regista, ha messo assieme Cuadrado, Dybala, Mandzukic e Higuain. Con tutto il rispetto per il talento smisurato degli interpreti appena nominati, la menzione speciale è senza dubbio per Mario Mandzukic: l’attaccante croato, partito come riserva di lusso, ha trovato stimoli e motivazioni per reinventarsi esterno offensivo a sinistra, offrendo prestazioni straordinarie per quantità e qualità. Un giocatore eccelso dal punto di vista tecnico e aerobico, con un carisma strabordante: se “l’attacco a cinque stelle” ha retto, gran parte dei meriti sono suoi.
Lo zoccolo duro: Il monumentale Gigi e gli altri cinque veterani
Gianluigi Buffon, Andrea Barzagli, Leonardo Bonucci, Giorgio Chiellini e Stephan Lichtsteiner: sono guarda caso sei i calciatori sempre presenti in rosa in questa striscia ancora aperta di trionfi. Uno zoccolo duro che è stato fondamentale per mantenere alta la coesione e non far sbandare la nave nei momenti di difficoltà. “Abbiamo scritto delle belle pagine che entrano nel libro della storia del calcio”: queste le parole di capitan Buffon, 39 anni e non sentirli, subito dopo la vittoria col Crotone. Riflessioni che nascondono anche un monito verso i compagni: “da stasera si pensa al Real, ma non dimentico che domenica scorsa siamo andati in villeggiatura a Roma, facendo una figura del cavolo”. Un chiaro invito ai compagni a non mollare di un millimetro, nonostante i record e le feste dei giorni a venire: il prossimo 3 giugno c’è una finale di Champions League da onorare e una bacheca da continuare a riempire di trofei, per trasformare un’annata trionfale in una stagione leggendaria.