In cammino per l’Africa per finanziare progetti di carità
Leandro è italiano, 46 anni, laureato in Scienze delle Comunicazioni a Torino e giornalista professionista dal 2004, già consigliere regionale dell’Abruzzo, dove risiede da più di 10 anni. È artefice dell’iniziativa AlimentiAMO la speranza, un pellegrinaggio lungo 9 mesi nei quali attraverserà a piedi 7 Paesi del continente africano per contribuire a finanziare 8 progetti benefici.
L’idea è nata da lui circa tre anni fa, quando dopo l’atroce morte di suo padre causata dalla sindrome di Lyell, una intossicazione acuta da farmaci che colpisce una persona su un milione, la sua vita è totalmente cambiata. Ha lasciato i banchi della politica e ha ravvivato la passione che sin da ragazzino sentiva nei confronti dell’Africa, dove si è recato pochi mesi dopo. Bracco lo racconta così: «La morte di mio padre ha sconquassato gli equilibri della mia famiglia e, paradossalmente, ha fatto rinascere in me un’attrazione molto forte per l’Etiopia che non era mai scomparsa, era sempre rimasta una fiammella viva. Durante questo primo viaggio, il 1° novembre 2019, assisto alla messa in italiano e, ascoltando l’omelia, qualcosa scatta in me. In quella data ha iniziato a germogliare AlimentiAMO la speranza».
Lì, nella capitale etiope di Addis Abeba, Leandro si rende conto di voler avviare un pellegrinaggio di carità nel nome di Maria che durasse 9 mesi, proprio come la gravidanza dell’Immacolata Concezione. Da lì inizia un lungo lavoro per individuare i Paesi africani percorribili, confinanti tra loro, dove non ci sia fondamentalismo religioso, e pianificare il tutto dettagliatamente. Come spiega Bracco, il numero è stato stabilito in base a due aspetti: 7 sono i doni dello Spirito Santo, e 7 sono le lame conficcate nel cuore di Maria.
Gli Stati scelti sono Tanzania, Malawi, Zambia, Zimbabwe, Sudafrica, Eswatini e Mozambico, per un totale di 5.300 km e 235 tappe. Il pellegrinaggio è partito sabato 25 marzo dalla cattedrale di Dodoma, capitale della Tanzania, in concomitanza con la solennità dell’Annunciazione, e terminerà il 25 dicembre a Maputo, capitale del Mozambico, nella cattedrale dedicata all’Immacolata Concezione.
L’obiettivo di AlimentiAMO la speranza è ambizioso, poiché servirà raccogliere 340 mila euro per finanziare gli 8 progetti stipulati insieme agli Ordini religiosi in favore dei bambini orfani e abbandonati, i disabili, le donne vittima di violenza e gli ex detenuti. Per fare ciò è stata attivata una raccolta fondi per l’Africa attraverso la tecnologia di Tucum, impresa sociale che gestirà la raccolta e ripartizione del denaro tra i diversi progetti.
Leandro Bracco è in cammino da oltre un mese; ogni giorno, tranne la domenica, ripercorre una media di 23 km, accompagnato da un amico tanzaniano che trasporta su un fuoristrada cibo, acqua e medicine. Nel momento in cui scriviamo ha già attraversato la Tanzania e si trova a percorrere le diverse località del Malawi. Lo abbiamo intervistato al fine di conoscere da vicino i particolari della sua storia e della sua esperienza nelle prime settimane di questo pellegrinaggio di carità, che seguiremo passo dopo passo con aggiornamenti settimanali:
Come riassumeresti la tua prima tappa? Cosa ti porti dalla Tanzania e che cosa hai lasciato indietro?
La mia prima tappa la ricordo con grande piacere e anche con sofferenza. È stata di 33 km, il caldo martellava e infatti poi, la sera, ho già cominciato ad avere un po’ di lacerazioni ai piedi e problemi al piede sinistro, ma la cosa si è risolta abbastanza in fretta. Corpo e piedi ci hanno impiegato un po’ di giorni ad acclimatarsi ed entrare di pieno nel contesto africano. Dalla Tanzania mi porto l’estrema cordialità di tutte le persone che ho trovato, sorrisi sulle labbra nonostante i mille problemi con cui si trovano a vivere, grande disponibilità ad aiutare sempre un “musungu” (bianco), parola usata in tanti Paesi africani, e affabilità. La sto rincontrando anche in Malawi, non potevo trovare persone più belle e più positive con le quali interfacciarmi.
A che ora inizi ogni giorno il tuo viaggio e quando ti fermi?
La partenza ogni mattina è programmata qualche minuto prima dell’alba per ridurre al massimo possibile l’incisività del calore, perché ci sono certe mattine in cui il caldo dalle 9 è già insopportabile. Quando troviamo insieme a Onesmo, il mio accompagnatore, qualche villaggio, ci fermiamo per mangiare chapati (piadina fatta di grano e acqua), o mandazi (mini panini fritti fatti col grano). Lui mi segue col suo fuoristrada sul quale trovano riparo acqua, cibo e medicine. Lo abbiamo anche utilizzato per dormirci dentro quando non c’era nessun alloggio dove fermarsi.
Come fai a camminare con temperature così alte? Dove ritrovi le forze?
Camminare sotto i 40 gradi non è facile, ma lo sprone per andare avanti me lo danno i bambini, perché se ne incontrano una moltitudine. A parte la totale mancanza di igiene che regna sovrana nei villaggi, c’è una marea di bambini lasciati in balia di sé stessi che giocano in mezzo al fango, agli insetti, alla polvere che si trova da per tutto, sui vestiti che piuttosto sono purtroppo stracci. La forza passo dopo passo me la dà il pensiero che sto facendo qualcosa di cui i beneficiari sono prevalentemente loro, queste creature che il Signore, il destino, ha voluto che nascessero in questa parte del mondo dove regna la miseria, la povertà, la fame, la sporcizia, la non igiene e la violenza.
In questi giorni, quali aiuti concreti hai visto che servirebbero per migliorare la qualità di vita delle comunità?
A mio parere, l’aiuto specifico che servirebbe sono interventi in profondità nei villaggi riguardo la totale carenza di igiene. Se non si darà una mano a livello di comunità internazionale a questi Paesi, difficilmente riusciranno a venirne fuori da soli. Servirebbe un Piano Marshall per l’Africa, tutti i potenti della Terra, nessuno escluso, dovrebbero riunirsi in un tavolo per mettere nero su bianco e occuparsi di due temi: uno l’igiene, la sanità, e due la scuola. C’è una grande potenzialità che prevalentemente arriva dai bambini, che però rimane lettera morta in pratica, perché li vedi quasi tutti quando sono adolescenti a portare le mucche al pascolo, quindi le loro potenzialità rimangono archiviate nelle loro menti e non vengono fatte fiorire.
In un’altra intervista parlavi di essere apposto con la tua coscienza con questo viaggio. In che senso la vivi così?
Sono un super peccatore ma confido nella misericordia infinita di Dio. Essendo molto credente, molto legato alla Madonna e avendo superato la metà del viaggio della mia vita, essere in pace con la coscienza vuol dire che oltre a ciò che ho fatto per me, vorrei dedicare gli anni di vita che mi rimangono agli altri.
L’iniziativa AlimentiAMO la speranza che Leandro sta portando avanti è totalmente autofinanziata e senza sponsor, patrocinata a livello non oneroso dal Santuario mariano di Oropa, il più importante delle Alpi, dove si venera la Madonna Nera. Per chi volesse contribuire economicamente a finanziare gli 8 progetti che verranno avviati in Africa è possibile farlo attraverso il sito www.tucum.net andando sull’iniziativa AlimentiAMO la SPERANZA: Leandro for Africa, dall’app Tucum o tramite bonifico bancario
IBAN: IT14E0306904013100000061098
Causale: Donazione per Alimentiamo la Speranza
Intestazione: Tucum-OdV.
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