Ilva, il ministro Calenda usa il pugno di ferro

Nel giorno della mobilitazione degli operai tarantini e genovesi, minacciati da un piano che prevede circa 4mila esuberi, il governo non ha accolto il documento presentato da Am InvestCo Italy, chiedendo il rispetto degli accordi e maggiori tutele per i lavoratori. L'intervento delle istituzioni locali.

Giornata drammatica quella vissuta ieri, lunedì 9, per i lavoratori dell’Ilva, che hanno scioperato – nelle varie sedi – per protestare contro i circa 4mila esuberi previsti nel piano presentato al governo da Am InvestCo Italy, la cordata che si è aggiudicata l’uso degli impianti, di cui è capofila Arcelor Mittal. Il documento prevede 3.300 licenziamenti a Taranto e 599 a Genova, su un totale – in questa città – di 1.500 dipendenti, di cui 380 già in cassa integrazione.

I lavoratori hanno aderito in massa alla mobilitazione, mentre il governo, rappresentato dal ministro Carlo Calenda, comunicava all’InvestCo Italy l’inaccettabilità della proposta ricevuta, in particolare rispetto agli “impegni sugli stipendi e l’inquadramento, su cui c’era l’impegno dell’azienda”.

La mobiltiazione dei lavoratori, a Genova, era cominciata alle 8,30 del mattino, quando è partito il corteo dalla fabbrica. Lungo il percorso verso il centro, ai lavoratori dell’Ilva si sono uniti quelli di Fincantieri, Ansaldo Sts, Ansaldo Energia, Selex, ma anche i vigili del fuoco, i lavoratori portuali, Ericcson, Arpal e Cgil funzione pubblica, nonché i dipendenti di Banca Carige, ugualmente a rischio licenziamento.

Il corteo ha attraversato la città passando vicino a tante realtà produttive genovesi. Tra tutti, in cammino, c’erano quasi un migliaio di lavoratori. I manifestanti, raggiunta la Prefettura, hanno ottenuto dal rappresentante del governo una risposta parzialmente positiva e cioè che “La proposta dell’azienda su salario ed inquadramento dei lavoratori è irricevibile e il tavolo della trattativa viene aggiornato”.

Niente di sicuro, ma è già una boccata d’ossigeno per i 600 operai considerati esuberi.  «A Genova gli scioperi hanno vinto. Il governo ha chiesto ad Arcelor Mittal di riscrivere la lettera con la procedura e gli esuberi. Ci fidiamo come abbiamo sempre fatto – affermano gli operai -, ma siamo all’inizio della partita. Se qualcuno cerca nei prossimi giorni di imbrogliarci, torniamo qui più arrabbiati».

il-ministro-delleconomia-carlo-calenda-foto-ansaParzialmente soddisfatto il segretario provinciale della Fiom Cgil Bruno Manganaro: «Adesso – afferma – chiediamo un incontro urgente al governo. Il presidio è sospeso». La speranza del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda uscendo dal Mise (il ministero dello Sviluppo economico), dopo lo stop al tavolo sull’Ilva è che «ArceloMittal rispetti gli impegni assunti, soprattutto quelli sul mantenimento dei livelli di stipendi e d’inquadramento dei lavoratori».

In una lettera inviata al Governo e sottoscritta dal presidente della Regione Toti, dal sindaco del Comune e della città metropolitana di Genova, Marco Bucci, e da tutte le sigle sindacali generali e di categoria presenti all’incontro, i firmatari “esprimono preoccupazione per il proprio mancato coinvolgimento nelle trattative legate al futuro di Ilva” e chiedono “l’urgente convocazione di un tavolo di confronto tra i sottoscrittori del suddetto accordo al fine di valutare le ricadute della vertenza in corso sugli obblighi derivanti dall’accordo di programma”.

La scure della disoccupazione spaventa drammaticamente la città di Genova, già messa  in ginocchio, negli ultimi anni, da troppe aziende che o hanno lasciato a casa molti dei dipendenti o addirittura hanno chiuso definitivamente, creando una fortissima disoccupazione. La preoccupazione è molta perché altre seicento persone senza lavoro per la città sarebbe un grandissimo danno per l’economia della città e soprattutto per le famiglie dei lavoratori.

A Taranto, invece, solo stamattina è terminato lo sciopero di 24 ore proclamato nell’Ilva da Fim, Fiom, Uilm e Usb ontro gli esuberi annunciati e il peggioramento dei livelli retributivi. Questa mattina era in programma il Consiglio di fabbrica per valutare ulteriori iniziative, ma la riunione è stata momentaneamente interrotta per l’intervento del sindaco Melucci, che ha voluto incontrare i segretari generali delle organizzazioni sindacali presenti. Secondo Fim, Fiom, Uilm e Usb, “al di là delle rassicurazioni fornite dal governo, non è possibile discutere esclusivamente delle forme di garanzia e di salario, escludendo le questioni occupazionale, sanitaria e di rilancio del sito di Taranto mediante opportuni investimenti”.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons