Chiara Lubich, il laico è il cristiano
Nel mondo occidentale, la metà degli anni ’80 del secolo scorso è un periodo contrassegnato da sviluppo economico e sociale, contraddistinto da ottimismo e fiducia. Con la fine della guerra fredda, l’economia diventa globale e si ridimensiona la sovranità degli Stati nazionali e l’autorevolezza dell’Onu. Nel 1986, l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl provoca un ripensamento della coscienza ambientalista in tutto il mondo. Tre anni dopo, il crollo del muro di Berlino offre l’effimera illusione di un futuro di benessere e democrazia sul modello occidentale. Prende inizio la cosiddetta “rivoluzione digitale”, mentre matura la coscienza dell’unità di destino del genere umano. Tutti prodromi di quel “cambiamento d’epoca” del quale tutti ormai siamo coscienti e nel quale siamo immersi.
Nello stesso periodo l’attività di Chiara Lubich come promotrice della spiritualità dell’unità raggiunge una intensità senza precedenti. Viene riconosciuta come leader religioso dalla maggioranza delle confessioni cristiane e dai rappresentanti delle grandi religioni mondiali; molti governanti, capi di Stato e organismi internazionali testimoniano il suo impegno a favore della pace e della fraternità universale, instaurando col Movimento da lei fondato fecondi rapporti di dialogo e collaborazione in campo umanitario e culturale.
I Focolari esprimono la propria testimonianza in pressoché tutti i Paesi del mondo, e le branche del Movimento organizzano manifestazioni internazionali a cadenza periodica – Genfest, Familyfest, Supercongressi –, che fanno sperimentare la realtà dell’unico popolo e che, in questa fase, raggiungono dimensioni e diffusione senza precedenti. Frutto anche dell’utilizzo delle vie dell’etere, battute seguendo lo sviluppo della tecnologia e della cultura della comunicazione. In coincidenza (e probabilmente con la complicità) del pontificato con l’autorità mediatica di Giovanni Paolo II, queste manifestazioni si avvalgono di forme di trasmissione all’avanguardia, come le dirette via satellite. Nel 1984 Chiara fonda il movimento Gen 4, dedicato ai bambini, simbolo della proiezione dei Focolari verso il futuro.
Visitando il Centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa il 19 agosto 1984, Giovanni Paolo II definisce l’esperienza spirituale di Chiara «un radicalismo che scopre la profondità dell’amore e la sua semplicità, che scopre tutte le esigenze dell’amore nelle diverse situazioni e che cerca di far vincere sempre quest’amore in ogni circostanza, in ogni difficoltà». Una definizione che rimanda a una multidimensionalità: protesa verso l’alto nella contemplazione, dotata di profondità spirituale e dilatata in orizzontale nella relazione e nella comunione col prossimo.
Nel corso dell’udienza del 23 settembre 1985, Chiara chiede al papa se approva l’ipotesi che presidente dell’Opera di Maria sia sempre una donna. Pronta la risposta: «Perché no. Anzi, è una bella cosa!». Una norma che sarebbe stata inserita negli statuti del Movimento approvati nel 1990, e una conferma della fraterna sintonia tra i due protagonisti di questo scambio di battute, soprattutto nella realizzazione del modello di Chiesa-comunione, amato e incarnato da entrambi. Sempre nel 1985 Chiara viene nominata consultrice del Pontificio Consiglio per i laici e partecipa al Sinodo straordinario per il ventesimo anniversario del Vaticano II.
Attraverso le illuminazioni ricevute negli anni ’40, le intuizioni e le realizzazioni di cui è protagonista, Chiara precorre i tempi nella definizione di molti tratti della figura e del ruolo del laico nella Chiesa e nel mondo. Il movimento dei Focolari, prima e dopo il Concilio, offre alla Chiesa un patrimonio di esperienza e di “sapienza” prezioso per lo sviluppo della teologia del laicato.
In un intervento del dicembre 1986, Chiara riassume con la consueta capacità di sintesi la propria visione del laicato: «Può sembrare l’uovo di Colombo: il laico è il cristiano. Come tale, è seguace di Cristo e del suo Vangelo. Per questo deve vivere in pieno quanto Gesù vuole da lui, e lavorare anzitutto ad estendere il Regno di Dio, a costruire la Chiesa. Dato poi che egli ha la possibilità di trovarsi in mezzo al mondo, porterà lì la luce del Vangelo, informando ogni cosa di essa». È imminente la VII assemblea generale del Sinodo dei vescovi che affronterà il tema “vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo”, portando alla pubblicazione dell’esortazione di Giovanni Paolo II Christifideles laici.
A piena maturazione giunge anche la riflessione di Chiara su Gesù abbandonato, alla base del carisma dell’unità. Per l’uomo, la difficoltà consiste nel seguire Gesù sul Calvario. Solo lì si può conoscerlo pienamente. Il grido proveniente dalla croce illumina la prospettiva già presente nella preghiera di Israele (Salmo 22), che denuncia l’abbandono da parte di Dio, ma che al tempo stesso confida nella sua promessa e nell’alleanza, facendo prevalere il senso della relazione e le ragioni della speranza.
L’intuizione di Chiara troverà uno sbocco nel magistero della Chiesa con Giovanni Paolo II nella enciclica Salvifici doloris, pubblicata l’11 febbraio 1984. Si è dovuti giungere alla fine del “Secolo breve” – con tutte le sue conquiste e i suoi orrori – per riconoscere pienamente che il culmine della sofferenza umana è raggiunta nella passione di Cristo e per legare questa ad una dimensione completamente nuova, l’amore. Un amore che crea il bene ricavandolo anche dal male: «La Croce di Cristo è diventata una sorgente, dalla quale sgorgano fiumi d’acqua viva» (SD 18). Dal mistero dell’incarnazione a quello di Gesù abbandonato: con una raffinata immagine, durante il collegamento telefonico con i Focolari del 21 giugno 1984, Chiara invita a «cesellare la figura di Cristo in noi».
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Laica come noi laici
Maria, laica come noi laici, sta a sottolineare che l’essenza del cristianesimo è l’amore e che anche sacerdoti e vescovi, prima di essere tali, devono essere dei veri cristiani, dei crocifissi vivi, come lo fu Gesù che sulla croce fondò la sua Chiesa.
Maria, mettendo in rilievo inoltre nella Chiesa l’aspetto fondamentale dell’amore che la rende «una», presenta al mondo la Sposa di Cristo quale Gesù l’ha desiderata e tutti gli uomini d’oggi l’attendono: carità ordinata, carità organizzata. E solo sottolineando questo suo fondamentale aspetto la Chiesa oggi può adempiere degnamente la funzione di contatto e dialogo col mondo, al quale spesso interessa meno la Gerarchia, ma che è sensibile alla testimonianza dell’amore nella Chiesa, anima del mondo.
(Chiara Lubich – La dottrina spirituale – Città Nuova 2006)
Una spiritualità laicale
Noi seguiamo Gesù Abbandonato. Ed egli è presente soprattutto nel mondo, dove i laici possono incontrarlo sotto i più svariati volti. […] Tutti i punti della spiritualità, se ben pensiamo, sono adattissimi ai laici. Sembrano fatti soprattutto per loro.
Così Maria, la prima laica, fidanzata, sposa, madre, vedova, anche se vergine. Così lo Spirito Santo. Il laico è nella condizione di dover necessariamente ascoltare la sua voce: non ha infatti un superiore che gli esprima il volere di Dio. Così gli altri punti.
I laici possono attingere con enormi vantaggi alla nostra spiritualità. Anzi, verrebbe da dire che essa è una spiritualità tipicamente laicale.
(Chiara Lubich – Conversazioni – Città Nuova 2019)
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Le precedenti puntate della vita di Chiara Lubich:
1920-1937 La famiglia Lubich, quando Chiara era Silvietta
1938-1939 La prima chiamata alla santità
1940-1942 La maestra Silvia Lubich
1943-1944 Il sì per sempre di Chiara Lubich
1945-1948 Chiara Lubich e il Dio vicino
1949-1950 La luce nel buio
1951-1954 Una notte luminosa
1955-1956 Nascerà Città Nuova
1956-1960 I volontari di Dio
1961-1964 Passione per la Chiesa
1964-1965 Una nuova famiglia per il mondo
1966-1967 Una rivoluzione alternativa
1967-1972 La centralità della parola vissuta
1973-1974 L’attrattiva del tempo moderno
1975-1979 Lo spartito scritto in cielo
1980-1983 Una corsa travolgente