Guru Nanak, fondatore dei sikh
In Europa, soprattutto in Italia, non lo conoscono in molti. Guru Nanak, o se si vuole essere precisi Guru Nanak Devji, è uno di quei nomi che quando lo pronuncio chi mi ascolta ribatte con un «Chi?». Eppure, con la crescente popolazione di sikh nelle nostre campagne dell’Agro pontino, dell’Emilia e della Bassa padana in generale, dovremmo cominciare a familiarizzare anche con i nomi dei fondatori – 10 per l’esattezza – di questa religione, che, fra l’altro, vanta in Italia, a Novellara per essere precisi, il più grande gurudwara, cioè il tempio sikh d’Europa.
Il 2019 è un anno significativo per le comunità sikh in tutto il mondo che celebrano un appuntamento importante: il Guru Nanak Devji Jayanti, cioè il 550° compleanno di questo primo guru fondatore, nato nel 1469. Nanak era nato nel Punjab, uno degli Stati più ricchi dell’India grazie alla presenza dei 5 fiumi (Punjab significa proprio questo) che scorrono nelle sue campagne e rendono la terra particolarmente fertile. I tempi in cui vide la luce non erano momenti semplici per la sua terra: da una parte, era molto forte lo scontro fra i musulmani dell’impero Moghul e gli indù, che tradizionalmente da millenni abitavano il sub-continente indiano e che, sia pure caratterizzati da grande tolleranza, mal sopportavano la presenza dell’Islam.
D’altra parte, le religioni che erano nate dai Veda tradivano un ritualismo esasperato che poco aveva a che fare con la vita quotidiana e che non sapeva offrire una alternativa religiosa all’Islam. È in questa fase oscura della vita culturale, religiosa e sociale del sub-continente indiano che fece la sua apparizione quest’uomo dei villaggi delle pianure del Punjab. Dopo il matrimonio con Mata Sulakhni e la nascita di due figli, all’età di 38 anni, Nanak visse una profonda esperienza mistica dalla quale uscì affermando di aver avuto da Dio l’istruzione di contribuire a far sì che l’umanità si rendesse conto di essere formata non tanto da seguaci di diverse fedi e culture – «non c’è né indù né musulmano», affermava –, ma di fratelli e sorelle, che erano chiamati a convivere come tali. Si trattava, quindi, di aiutare l’intera umanità a tornare sulla retta via. Cominciò, dunque, a predicare questi valori e molti iniziarono a seguirlo.
Nacque così una nuova religione, il sikhismo. Il termine sikh deriva dal sanscrito shishya, e significa discepolo o seguace. Nanak predicava, coerentemente con la sua esperienza mistica, l’esistenza di un solo ed unico Dio. La base del sikhismo si fonda su tre principi: venerare il nome di Dio, lavorare con onestà, condividere con gli altri ciò che si possiede. Il suo pensiero cominciò a diffondersi nella zona del Punjab ma non solo. Infatti, Nanak prese a viaggiare e a comunicarlo in molti luoghi in zone circostanti – in India, da Hardwar a Banaras, Kampur, Jagganthpuri – ma anche più lontane come lo Sri Lanka, il Tibet, l’Afghanistan, l’Arabia Saudita, la Siria. Sembra che sia arrivato anche in Egitto e in Grecia. Ovunque arrivava, sottolineava la credenza in un solo Dio onnipotente, onnipresente e insegnò a vivere con onestà e umiltà. Di volta in volta scriveva inni che in seguito furono raccolti e scritti in un libro dal secondo guru, Guru Angad, che divenne, poi, al termine della sequenza dei 10 guru fondatori, il Guru Granth Sahib, Guru permanente per tutti i seguaci di questa nuova religione.
Al termine della vita, Guru Nanak Devji si stabilì sulle sponde del fiume Ravi e costruì qui un villaggio chiamato Kartarpur. Qui i suoi fedeli aumentarono sempre più e con loro cercò di contribuire ad eliminare le molte discriminazioni sociali, soprattutto quella creata dalle caste e quelle contro le donne.
La religione sikh è, in un certo senso, l’emblema del dialogo, essendo nata dall’impegno di Nanak di unire indù e musulmani in una fratellanza vera e profonda che avesse un impatto nella vita quotidiana e sociale. Si tratta di una religione che non ha avuto una vita facile, perseguitata soprattutto nei primi decenni della sua esistenza in particolare da alcuni generali moghul. In effetti, però anche se molti di essi sono impegnati ancora oggi nell’esercito e nella polizia, i sikh sono uomini e donne di pace e la loro cultura facilita l’incontro e la comprensione reciproca.
10 insegnamenti di Guru Nanak validi ancora oggi
(tratti da www.sikhnet.com)
Ci sono insegnamenti di Guru Nanak (1° Guru della tradizione Sikh/1469-1539) validi e preziosi ancora oggi
- Non dimenticare il povero
Questo mantra era attuale nel XVI secolo, quando non esisteva un’idea di riduzione della povertà, e lo è oggi, poiché questo problema ancora non è stato risolto. Quando Nanak aveva 12 anni, suo padre gli diede 20 rupie per aprire una sua attività. Nanak comprò del cibo con quei soldi e lo regalò. Quando il padre gli chiese del suo investimento, Nanak gli disse che quello era stato un “affare vero”. Oggi esiste una Gurdwara chiamata “Sacha Sauda” (Affare Vero) nel luogo nel quale Guru Nanak sfamò i poveri. - C’è un Dio
Usare la religione per separare le persone in categorie è esecrabile: “Non esiste Indu né Musulmano”. Nella sua visita ad Hardiwar, vide delle persone che offrivano le acque del Gange verso il sole a est, come offerta ai propri antenati nei Cieli. Lui cominciò a gettare acqua verso ovest. Quando gli altri lo schernirono, disse: “Se le acque del Gange raggiungeranno i vostri antenati nei Cieli, perché le acque che getto io non possono raggiungere i miei campi nel Punjab che sono molto meno distanti?”. - Pari dignità tra donne e uomini
In tempi nei quali le altre religioni volevano donne silenziose e riservate nei templi e nessuna donna nelle moschee, lui permise alle donne di unirsi alle funzioni religiose a cantare apertamente le loro lodi a Dio. - Scappare in una foresta non darà l’illuminazione
“Ricordate l’essenza della religione / Non è mitezza e compassione / Ma una vita di bontà e purezza / Tra le tentazioni del mondo”. Forse una persona poteva raggiungere l’illuminazione nelle foreste secoli fa, ma noi oggi non ne siamo capaci. Guru Nanak non richiede di fare questo. Lui credeva che vivere come un capo famiglia fosse meglio che allontanarsi per cercare una verità divina. Nanak stesso fu un contadino anche dopo aver raggiunto l’illuminazione. - Questi 5 mali stanno probabilmente rovinando la vostra vita
Ego, rabbia, avidità, attaccamento e lussuria. La maggior parte della sofferenza nella vita di chi vive nei grandi centri deriva da questi 5 mali. - Trovate il vostro Guru
Voi avete bisogno di un mentore che vi guidi per sapere come vivere in modo retto. Nelle parole di Guru Nanak, vivere in modo retto è molto più importante del visitare luoghi di pellegrinaggio. - Siate altruisti
Il Tempio d’Oro ad Amritsar (Punjab), tutti i giorni, offre cibo a oltre 100.000 persone di qualsiasi religione. Non perché ci sia un guadagno divino, ma perché è un servizio sacro. Per Nanak il concetto di servizio disinteressato era uno stile di vita. - Combattere ogni tipo di superstizione
Nanak dedicò la sua vita ad attaccare i rituali formali, il sistema delle caste e le pratiche che non avevano alcun senso. Questo è il modo più semplice attraverso il quale è possibile trovare lo scopo della propria vita – eliminando l’accozzaglia di precetti che la società impone alle persone. - Semplicità è bellezza
Non è difficile praticare i principi della religione Sikh. Sono solo 3. Vand Chako: condividere con gli altri – Kirat Karo: vivere in modo onesto – Naam Japa: ricordare Dio costantemente. - Viaggiare
C’è molto da guadagnare dai propri viaggi. In tempi nei quali nessun capo religioso si avventurava al di fuori dei propri villaggi, Nanak arrivò a piedi, sì, a piedi, in Iraq, Ladakh, Tibet e Arabia Saudita (ed esistono tracce di un suo passaggio anche in Europa e in Italia)!