Futuro dell’Europa e religioni
Nell’ambito delle discussioni sul futuro dell’Europa che le istituzioni dell’Unione europea (Ue) hanno intrapreso a tutti i livelli, nel mese di ottobre la Commissione europea ha ospitato una riunione di alto livello con i rappresentanti di 8 organizzazioni religiose europee. I partecipanti si sono concentrati sulle principali sfide strategiche che attendono l’Europa il prossimo anno e sulle prospettive per il suo futuro dopo le elezioni del Parlamento europeo e, inoltre, hanno discusso in particolare di come l’Ue sta gestendo la migrazione, l’integrazione sociale e la sostenibilità del nostro modo di vivere, raccomandando delle azioni tangibili per il futuro. Mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e primo vicepresidente della Commissione degli Episcopati dell’Unione europea (Comece), che ha partecipato all’incontro di Bruxelles, illustra quale può essere il ruolo delle religioni nel contribuire al futuro dell’Europa.
Cosa fa la Comece?
La Commissione degli Episcopati dell’Unione europea è formata dai delegati delle conferenze episcopali dei Paesi che ne fanno parte. Ha il compito di far giungere la voce della Chiesa cattolica alle istituzioni europee, in rapporto costante con la Santa Sede. Secondo gli statuti dell’Ue la Chiesa cattolica, come le altre confessioni e religioni, è riconosciuta come istituzione religiosa con la quale l’Unione intrattiene un dialogo “aperto, trasparente, regolare”. Gli argomenti su cui verte il dialogo riguardano le competenze dell’Unione che hanno rilievo per la Chiesa. Il dialogo ha un ritmo ordinario tramite gli organi della presidenza e della segretaria e consente di mantenere un contatto costante con rappresentanti e organismi della Commissione europea e del Parlamento, proponendo pareri e risposte a consultazioni riguardo ai temi all’ordine del giorno nel processo politico e legislativo. Il documento più recente riguarda, per esempio, il futuro del lavoro.
Qual è il senso e l’importanza di questi incontri di alto livello tra rappresentanti delle religioni in UE e la Commissione europea?
Lo scopo del dialogo è quello di rappresentare dentro le istituzioni europee un punto di vista e una visione, delle questioni dibattute, ispirati dalla fede cristiana e dalla sua elaborazione condensata nel magistero sociale della Chiesa. Si riconosce così che i cattolici, e con essi i cristiani tutti come pure i seguaci delle diverse religioni, sono una parte significativa dei popoli europei e hanno un contributo specifico da offrire al cammino comune. Da entrambe le parti c’è molta attenzione ad ascoltarsi e a prendere in considerazione quanto viene rappresentato e condiviso.
Quale può essere il ruolo delle religioni nel forgiare l’Ue di domani?
Le religioni accomunano quote rilevanti dei popoli europei e, soprattutto, esprimono energie spirituali e morali capaci di forte aggregazione tra i cittadini. In una stagione caratterizzata da diffuso individualismo e da insidiose tentazioni di chiusure nazionalistiche, le religioni rappresentano una forza trasversale di coesione tra i vari paesi. Per quanto diffuse siano le tendenze isolazionistiche, le religioni possiedono un forte potere di aggregazione e una volontà di coesione capace di rinsaldare una comunità di popoli. Rispetto alla distanza, da molti denunciata, fra la “burocrazia” europea e l’Europa dei popoli, le religioni contribuiscono a rafforzare la coesione sociale, a incoraggiare e favorire una relazione sempre più stretta tra le istituzioni e le comunità umane dei nostri paesi.
In particolare, quale può essere il contributo delle confessioni cristiane?
Il papa ha espresso molto bene il contributo che può venire dai cristiani, quando ha parlato al convegno di Roma dell’ottobre 2017 Re-thinking Europe. Ciò di cui abbiamo bisogno è riscoprire il senso e la dignità della persona senza separarla, però, dalla comunità. Su queste premesse l’Europa può diventare un luogo di dialogo e una comunità inclusiva, accogliente nei confronti delle nuove minoranze che si affacciano entro i suoi confini, insieme a quelle che i confini li abitano ma in condizioni di disagio se non di miseria. Uno sforzo positivo che fa leva su queste basi ha la possibilità di contrastare le pulsioni politiche irrazionali mosse dalla paura che minacciano l’Unione, facendola esplodere in una frammentazione incontrollata di piccole entità deboli e divise tra loro, in balia delle forze oscure della globalizzazione e di una economia finanziarizzata per le quali le persone sono numeri o, al più, consumatori. Confessioni e religioni sono consapevoli di questa esigenza di fondo, e sono convinte che l’indebolimento dell’Unione compromette la convivenza di persone e comunità per il rischio di far perdere, con i legami, prospettive di sviluppo e di solidarietà per il futuro, a cominciare dalla tutela dell’ambiente fino alle aspettative di lavoro per i giovani.
In quali settori l’Ue dovrebbe impegnarsi maggiormente per essere in linea con quanto ritenuto importante dalle confessioni religiose in Ue?
Il più recente incontro di alto livello tra i rappresentanti delle confessioni cristiane e delle religioni e le istituzioni europee ha mostrato una spontanea convergenza sull’esigenza prioritaria dell’educazione: non soltanto quella trasmessa dalla scuola, ma anche l’impegno in tutti quegli ambiti che aiutano a far crescere la coscienza e la competenza per una vita sociale in cui si rispetti ogni persona e si coltivi il senso civico. C’è bisogno di formare al valore della socialità e della solidarietà, all’attenzione alle persone maggiormente in difficoltà, all’accoglienza e all’integrazione. Insieme al compito educativo, ci si aspetta che i flussi migratori siano regolamentati, che si persegua l’equità nell’affrontare la crisi economica e la salvaguardia delle esigenze di giustizia dei cittadini, che l’ambiente sia tutelato in misura crescente e la gestione del territorio avvenga secondo criteri che contemperino le sollecitazioni di una operosa attività economica e la responsabilità di lasciare alle future generazioni un mondo vivibile.