Fraternità sotto le bombe

Il senso dell'impegno della rete #Stopthewarnow nel viaggio controcorrente verso l'Ucraina
Stopthewarnow foto Apg23

A pochi giorni dall’invasione dell’Ucraina, mentre il primo milione di persone cercava di sfuggire dalle brutalità della guerra, un gruppo di membri della Comunità Papa Giovanni XXIII, specializzato in interventi in zone di conflitto, sceglie di attraversare la frontiera in senso contrario e di puntare verso Kiev. Dinanzi all’enorme flusso di donne e bambini – perché agli uomini sotto i 60 anni è tuttora vietato lasciare il proprio paese – ci siamo interrogati su come dei civili disarmati potessero fermare questo ennesimo conflitto armato, questa ennesima sconfitta del genere umano.

Mentre percorrevamo le strade in Ucraina, incontrando gente comune e rappresentanti delle istituzioni locali, fra continui allarmi aerei ed interminabili code presso i check points, è nata l’idea di creare un movimento di “corpi umani ”che sia in grado di realizzare iniziative di pace e solidarietà. Donne, uomini, giovani e meno giovani impegnati in un’azione di condivisione diretta con la popolazione che sceglie di restare al fianco dei civili durante i bombardamenti, il suono delle esplosioni e nei rifugi della notte.

Dall’Ucraina partono le prime telefonate con i rappresentanti di Focsiv, Nuovi Orizzonti, Arci, Cgil, Libera, Pax Christi che assieme ad altre 180 associazioni locali e nazionali, tra le quali il Movimento dei Focolari Italia, decidono di sottoscrivere un primo documento di pace e di impegno civile e nonviolento sotto il nome della rete STOPTHEWARNOW.

La prima azione di rete si concretizza il primo di aprile, quando una colonna di 65 automezzi parte da Gorizia, con a bordo 255 persone provenienti da ogni parte d’Italia e oltre quaranta tonnellate di aiuti umanitari per raggiungere Leopoli. Ad accompagnarci anche un rappresentante della CEI, Mons. Giuseppe Satriano. Dopo circa 30 ore di viaggio, raggiungiamo con il nostro carico di “aiuti di pace” l’Ucraina e veniamo accolti da rappresentanti delle istituzioni locali e religiose e nel pomeriggio del 2 di aprile, nonostante la legge marziale, ci viene concesso di compiere una marcia silenziosa nel centro della città con i nostri striscioni “STOPTHEWARNOW” e le bandiere della Pace.

Nel frattempo collaboriamo con alcune associazioni locali all’evacuazione da Mariupol e Zaporizhia di oltre 300 persone fra anziani, bambini e disabili, che ripartiranno assieme a noi sui nostri mezzi per essere trasferiti ed accolti nelle nostre case in Italia.

Dal primo di aprile, continua la nostra presenza fra Leopoli, Odessa e Mykolaiv e circa 500 sono i civili che hanno partecipato alle 4 carovane di pace sino ad oggi realizzate.

StopTheWarNow non sono soltanto le carovane né gli aiuti umanitari né la presenza sul campo. È tutto questo insieme. E’ uno sciame sismico di piccole azioni promosse da tante realtà presenti in Italia, enti, associazioni, organismi. Uno sciame continuo di iniziative che ossigena con gesti e azioni di solidarietà, vicinanza e fraternità, il movimento della pace.

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