Focolari: a tu per tu con Margaret Karram
Margaret Karram mi accoglie al Centro internazionale del Movimento dei Focolari, a Rocca di Papa. Nonostante i suoi già numerosi impegni da presidente – oltretutto l’Assemblea generale è ancora in pieno svolgimento –, trova lo spazio per concedermi un’intervista che ha il sapore di un dialogo profondo, vero, aperto.
Tanti gli spunti: si parte dalla sua storia personale, per arrivare all’oggi dei Focolari riuniti fino al 7 febbraio in Assemblea e guardare ai grandi problemi del mondo, l’orizzonte verso cui il Movimento pone la sua attenzione e il suo impegno. Nelle parole della presidente c’è, tra il resto, l’invito ad accrescere sempre di più lo spirito di famiglia, a dare risposte concrete per sanare, insieme ad altri, le ferite dell’umanità; il richiamo a diffondere la cultura della fiducia, a sviluppare modelli di governance condivisa e nuovi stili di vita; a saper essere contemporaneamente persone contemplative e attive. Infine l’augurio, per noi di Città Nuova, da «sostenitrice», come si definisce, di «dare un sostegno culturale al Movimento dei Focolari», nutrito dal carisma dell’unità e sostanziato dalle tante testimonianze di vita. Riportiamo qui una delle risposte, di seguito il video. Il testo dell’intervista sarà pubblicato sul numero di marzo della rivista Città Nuova.
La pandemia in corso ha cambiato il mondo e ha cambiato tutti noi. Qual è la risposta del Movimento dei Focolari rispetto a quello che stiamo vivendo?
«Il Movimento ha iniziato a reagire a questa sfida della pandemia, prima di tutto con una comunione dei beni materiali e mettendo in comune le competenze che abbiamo in favore degli altri. Come Movimento penso anche che le nostre organizzazioni come Amu e Afn stanno sostenendo tanti progetti suscitati dalla pandemia. E spero che possiamo impegnarci molto di più, perché la pandemia ha cambiato la nostra vita dal punto di vista economico, sanitario e, soprattutto, penso che ci insegnerà come essere prossimi delle persone. Forse lo abbiamo già imparato, ma lo dobbiamo imparare sempre di più perché essere prossimi è l’intervento più grande che possiamo fare: prossimi delle persone che stanno soffrendo, sia per la pandemia, sia per la povertà e per tanti altri problemi causati da questa malattia o per la morte di tante persone, dolori inconsolabili. Essere vicini, non fisicamente, ma prossimi, è la risposta più grande che il Movimento può dare».