Fisichella: le critiche al papa sono strumentali

Il presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione spiega dove sta andando la Chiesa di Francesco, tra riforme e resistenze (prima parte. Leggi qui la seconda parte: Dove va la Chiesa di Francesco?)
Il papa a Loppiano

Acclamato dalla gente comune e criticato dagli ambienti più conservatori della Chiesa, papa Francesco ha iniziato da poco il quinto anno di pontificato. Un papato di cui ha anticipato con i suoi scritti il percorso. Ecco perché «quando arrivano critiche – afferma l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazionemi sembrano piuttosto strumentali. Se vuoi criticare, d’accordo, ma non dicendo che papa Francesco sta cambiando tutto», perché le cose che gli vengono contestate «le aveva già scritte e dette con tanto coraggio Giovanni Paolo II, basta vedere l’enciclica Ut Unum Sint».

Partecipando all’incontro “Dove sta andando la Chiesa di papa Francesco? Tra riforme e resistenze” organizzato nel teatro della chiesa di San Giovanni Battista De Rossi a Roma, dal parroco don Mario Pecchielan, monsignor Fisichella è stato incalzato dal giornalista Enzo Bonaiuto, vaticanista dell’Adn-Kronos, e dal pubblico a chiarire alcuni punti del pontificato di Bergoglio.

Certamente quello attuale è un papa straordinario, nel senso etimologico di extra ordinario, fuori dall’ordinarietà, ha affermato il moderatore, a partire dalla scelta del nome: Francesco, il santo dei poveri. È inoltre il primo papa dell’America Latina, il primo dei gesuiti e ha scelto di non vivere negli alloggi vaticani. Per parlare di dove va la Chiesa di Francesco, monsignor Fisichella spiega che serve un “orizzonte significativo”. «Possiamo fare progetti, noi, i sacerdoti, i papi, i vescovi, tutti, però ci sono due condizioni». La prima è verificare «se il progetto è coerente a quello che è il desiderio dello Spirito», la seconda è «l’interpretazione che noi dobbiamo dare di tutto questo. Dobbiamo verificare se questi progetti sono secondo l’azione dello Spirito o se sono nostri, perché può succedere anche quello. Non perché siamo credenti, sacerdoti, vescovi e papi, siamo immuni dal peccato». Questo, del resto, è anche ciò che avviene quando ci sono apparizioni della Madonna. Per prima cosa si verifica la coerenza del messaggio riferito, perché Maria non può dire cose contrarie a quelle che ha detto suo figlio, Gesù.

Papa Francesco, spiega ancora Fisichella, «non manca di parlare con parresia, cioè di parlare chiaro, di dire le cose come le pensa». E se quanto ha fatto nel corso di questi anni di pontificato ha sorpreso qualcuno, in realtà le sue intenzioni erano già racchiuse nell’Evangelii Gaudium. Al punto 43, infatti, si legge, tra l’altro: «Nel suo costante discernimento, la Chiesa può anche giungere a riconoscere consuetudini proprie non direttamente legate al nucleo del Vangelo, che oggi ormai non sono più interpretate allo stesso modo e il cui messaggio non è di solito percepito adeguatamente. Possono essere belle, però ora non rendono lo stesso servizio in ordine alla trasmissione del Vangelo. Non abbiamo paura di rivederle».

Mons. Fischella con il papa
Mons. Fischella con il papa

Questo brano, afferma il presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, «a mio avviso è uno dei più esplosivi e probabilmente non è stato letto con la dovuta attenzione. Dobbiamo essere capaci a distinguere cosa è il Vangelo e come deve essere trasmesso. La trasmissione del Vangelo ha messo in piedi strutture e usato metodologie che oggi non sono più corrispondenti e quindi anche se da tanti secoli si fa così, queste sono consuetudini, ma non sono la tradizione della Chiesa». Al punto 47 dell’Evangelii Gaudium, invece, si legge che: «La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. (…) Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. (…) L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia».

«Solo chi non legge i documenti, o li legge molto in fretta – dichiara Fisichella –, dice che questo papa sta cambiando tutto. Il capitolo ottavo dell’esortazione apostolica Amoris laetitia (“Accompagnare, discernere e integrare la fragilità”, ndr), con le problematiche connesse, in qualche modo era già stato anticipato con questo documento del 2013».

Per l’arcivescovo, la Chiesa di Francesco va innanzi tutto verso una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’evangelizzazione. Da Giovanni Paolo II fino a Benedetto XVI, tutti hanno insistito molto sulla nuova evangelizzazione. «Perché – spiega Fisichella – evidentemente noi cristiani abbiamo perso l’identità. Bisogna restituire una forte identità ai credenti, perché scoprano che essere cristiani significa essere evangelizzatori». Ecco perché «la Chiesa non può essere sottoposta alle strutture. Non scandalizzatevi – ha detto l’arcivescovo alla platea –, ne ho parlato col papa direttamente, più volte, anche nelle assemblee».

Strutture sono, ad esempio, quelle che ingabbiano i sacramenti del matrimonio e della riconciliazione per i quali, aggiunge Fisichella, «il diritto canonico ha fagocitato la dimensione sacramentale, per cui non la percepiamo più. Abbiamo perso la dimensione della catechesi, che è quella della formazione dei credenti: che ci sia crisi è evidente». E laddove ci sono strutture che impediscono o diminuiscono la possibilità di andare avanti, bisogna cercare nuove espressioni. «Una dimensione che il papa sta cercando di portare avanti è quella della sinodalità, sulla quale – afferma Fisichella – non mancano problemi. Per la tradizione latina la sinodalità va studiata ad hoc. Noi conosciamo la tradizione sinodale delle chiese ortodosse, ma lì non c’è il primato. Se si vuole dare un’impronta più sinodale dobbiamo cercare di capire come il primato del papa deve essere vissuto e concretizzato».

(Leggi la seconda parte dell’articolo: Dove va la Chiesa di Francesco?)

 

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