«Fate sbarcare i migranti dalla nave Diciotti»
«Le persone si soccorrono e si accolgono. È questo il dovere della politica, ma è anche il compito di un popolo che ha dimostrato tante volte la sua vocazione all’ospitalità». Il riferimento è alle 177 persone imbarcate sulla nave Diciotti, ancorata da due giorni nel porto di Catania, a cui è stata negata la possibilità di sbarcare. A parlare, anzi a scrivere ai governanti, ai politici e agli italiani, sono don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes, don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, e monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi.
Sugli occupanti della nave è in atto ormai da giorni un braccio di ferro che vede l’Italia e le istituzioni – non solo il governo ma anche gli apparati dello Stato – divisi in due. Il ministro degli Interni, il leghista Salvini, dice no agli sbarchi; il presidente della Camera Roberto Fico, M5S, al contrario, dice sì, spiegando che la priorità sono le persone, poi si potrà continuare a contrattare con l’Unione europea, la quale a sua volta sollecita gli sbarchi ritenuti un “imperativo umanitario”.
Sul governo ha fatto pressing anche la magistratura: i minori e gli altri soggetti vulnerabili presenti sulla Diciotti, hanno denunciato i pm, devono poter scendere a terra. Lo stabilisce la legge: le convenzioni internazionali e le norme italiane, che riconoscono ai minorenni il diritto ad essere accolti in maniera idonea, con la supervisione di un tutore. Un pressing che ha dato frutto. Pur polemizzando con Fico, in serata Salvini ha autorizzato lo sbarco dei soli minori: 29 persone su 177.
«Ancora una volta – sottolineano De Robertis, Ciotti e Ricchiuti – ci troviamo a ribadire con forza che l’immigrazione non è reato, tanto più se è migrazione forzata, in fuga da povertà e guerre, separata da affetti e legami, alla ricerca di speranza e dignità. La situazione in cui versano le 177 persone imbarcate nella nave Diciotti, a cui viene impedito di mettere piede a terra, ci retrocede – come tante altre vicende recenti e meno recenti – nel grado di civiltà e di umanità».
È giusto, aggiungono, «che l’Europa si faccia carico nel suo insieme di una tragedia che ha contribuito non poco a provocare, ma le inadempienze della politica non possono ricadere sulle spalle degli ultimi e degli indifesi, usati oggi come strumenti di ricatto per bassi giochi di potere».
Grande preoccupazione per le persone ancora sulla nave è stata espressa anche dai rappresentanti del Movimento dei Focolari in Italia, Rosalba Poli e Andrea Goller. «Seguiamo da vicino e con trepidazione – affermano – la vicenda della nave Diciotti, l’ennesimo caso, purtroppo, che in questi mesi ha messo a dura prova la cultura dell’accoglienza che come italiani ci ha sempre contraddistinti. Sebbene comprendiamo la necessità di percorsi condivisi a livello europeo, della ricerca di soluzioni non improvvisate, non possiamo non esprimere la grande preoccupazione per le vicende umane di persone che fuggono da fame, guerre, morte».
I 29 bambini a bordo della Diciotti, aggiungono Poli e Goller, «sono nostri figli; gli uomini e le donne su quella nave da giorni sono nostri fratelli e sorelle e, anche in nome del Vangelo nel quale crediamo, chiediamo che non vengano considerati oggetto di ricatto. Invochiamo per loro, e per quanti si trovano nella stessa condizione, la dignità che non è stata finora riconosciuta né nei Paesi di origine né in quelli che li hanno visti passare, né nel nostro che li ha visti approdare. Apriamo loro i nostri porti, le nostre case e i nostri cuori».
I responsabili dei Focolari in Italia si appellano «ai politici di ogni estrazione perché mettano da parte diatribe fra schieramenti e interessi particolari, e collaborino in nome dell’appartenenza comune alla razza umana, che viene prima di ogni altra distinzione e separazione».