Europa, accordo sulle migrazioni. Tempi difficili per i diritti
Poche le novità emerse dal Consiglio dei ministri dell’Interno e della Giustizia della UE UE riunitosi a Lussemburgo nei giorni scorsi. Tra i molti argomenti in agenda ha trovato uno spazio – rilevante per l’Italia – il tema dell’arrivo dei migranti.
In realtà queste grandi riunioni non possono essere paragonate a un mercato in cui si ottiene qualcosa a buon prezzo. Sono tavoli di lunghi negoziati ponderati e programmati da tempo; si inseriscono nell’iter ben più complesso e articolato che porta ad approvare – o meno – disposizioni normative che avranno efficacia in tutta la UE.
Nella riunione dell’8 e 9 giugno il Patto europeo per le migrazioni ha fatto passi avanti: la “fortezza Europa” ha innalzato ancora un po’ i suoi muri e i Paesi di confine – Italia in primis – sono chiamati a sperimentare nuove procedure per ridurre l’ingresso degli stranieri, un po’ come fare il “lavoro sporco” nell’interesse di tutti.
Per questo non ci sorprende che la recente conversione in legge del d.l. 20/2023 (che non possiamo più definire decreto Cutro per rispetto alle vittime di quel naufragio) abbia introdotto norme davvero molto restringenti per chi arriva irregolarmente via mare o via terra. Procedure a tempi strettissimi, trattenimento (= detenzione amministrativa, retaggio di epoche passate) in attesa del completamento delle procedure di identificazione e di richiesta di asilo, respingimenti a tempi di record.
L’Italia inizia a sperimentare nuove forme di controllo dei confini e se funzionano si potrebbero estendere anche agli altri Paesi (al momento ciascuno dei Paesi di frontiera si è organizzato come ha voluto, basta pensare a quanto accade lungo la rotta balcanica).
E come il nostro ministro dell’Interno è andato fiero di non avere accettato ulteriori soldi dalla UE (chissà cosa ci sarebbe di male a ottenere finanziamenti per sostenere procedimenti di salvataggio, accoglienza e respingimento davvero onerosi), allo stesso modo il presidente tunisino ha rifiutato la generosa offerta che a quattro mani (Meloni – Von Der Leyen) gli è stata presentata nelle ore scorse per riprendere in patria tutti quelli che arrivano via mare da noi.
Cosa che comunque il presidente Saied non potrebbe fare per i cittadini di altri Paesi (i tunisini già li riprende, da tempo).
Non tutto è in vendita e non tutto è acquistabile, almeno a questo giro.
Per quanti si sentono interiormente allineati con i valori di solidarietà della UE e della nostra bella Costituzione questi tempi sono difficili e sempre meno luminosi.
Le guerre in corso, la vendita incontrollata di armi, le difficoltà di dialogo tra i potenti e i prepotenti della terra, le ostilità verso gli stranieri che cercano di muoversi tra le frontiere del mondo, i fenomeni climatici che portano distruzione e morte, sono segnali di una grande fatica.
Ma occorre affrontarla. E anche se le voci di speranza sono sottili, possono penetrare e fare breccia nei luoghi più reconditi dell’animo umano.
Vedi anche il parere di Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara, presidente Fondazione Migrantes
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