Economia del benessere anche in Europa
La Finlandia, che regge la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea (UE), ha tra le priorità del suo semestre di presidenza europeo la crescita economica inclusiva in Europa. A questo proposito, Aino-Kaisa Pekonen, ministro degli Affari sociali della Finlandia, in un’intervista ad Euractive, ha lanciato l’idea di un’economia del benessere quale perno dello sviluppo dell’Europa, ritenendo che questo sia «il momento giusto per adottare nuovi approcci», poiché «la presidenza finlandese si svolge in un periodo di transizione molto interessante», con la recente elezione del nuovo Parlamento europeo e la nomina di una nuova Commissione europea.
Il ministro sostiene che «l’economia del benessere enfatizza l’interconnessione tra crescita economica e benessere delle persone» e che «entrambi sono necessari e si rafforzano l’un l’altro, ricordando che «molti attori internazionali, come il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), lo hanno già riconosciuto».
Inoltre, l’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dovrebbero andare di pari passo con la realizzazione dell’economia del benessere. Per questo, «la presidenza finlandese promuoverà un’ambiziosa politica climatica per l’Ue», ma sempre «in modo socialmente sostenibile», in linea con gli obiettivi climatici e altri obiettivi ambientali.
La digitalizzazione è senz’altro un’opportunità per sviluppare un’economia del benessere, «anche se dobbiamo garantire che tali opportunità siano ugualmente accessibili a tutti», laddove «l’istruzione svolge anche un ruolo chiave nel garantire che non creiamo lacune digitali».
Aino-Kaisa Pekonen sottolinea che «il pilastro europeo dei diritti sociali deve essere attuato efficacemente», nell’attesa che la nuova Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen fornisca presto una proposta in tal senso, poiché, «al momento l’agenda legislativa per il settore sociale è molto ridotta». È dunque necessario «un migliore equilibrio tra progresso economico e coesione sociale: il mondo sta cambiando rapidamente e questo sfida sia l’economia europea sia il benessere dei suoi cittadini».
Ancora, la questione dell’uguaglianza di genere «in generale e in termini di economia del benessere è una questione molto rilevante». Il ministro finlandese, infatti, richiama «un rapporto dell’Ocse che prevede che varie misure per migliorare la parità di genere nell’UE aumenteranno il Pil di quasi il 10% entro il 2050». La presidenza finlandese si impegnerà soprattutto sull’uguaglianza di genere nel settore sociale e sanitario, dove i poteri dell’UE sono però limitati, ma chiederà alla nuova Commissione europea di «adottare una strategia di uguaglianza di genere di alto livello, che dovrebbe mirare, ad esempio, a rafforzare il bilancio di genere». Aino-Kaisa Pekonen porta l’esempio dello Stato assistenziale nordico, dove «l’economia è gestita per il popolo, non viceversa».
Anche Ursula von der Leyen, nel corso del suo primo discorso al Parlamento europeo, ha affermato che «non sono le persone a servire l’economia. È l’economia che serve la nostra gente». Sarebbe bene che il programma di lavoro che la prossima Commissione esplicitasse i buoni propositi espressi finora e che vengano stanziate risorse economiche adeguate ma, soprattutto, che vi sia un cambio di approccio culturale tra i decisori politici europei.