È iniziato il Ramadan
Ieri sera ho avuto l’invito a trascorrere la serata con alcuni studenti dell’Università Sophia. Una dottoranda cristiana libanese ha cucinato un’ottima cena secondo alcune ricette tipiche della sua terra e una brasiliana ha contribuito con piatto della sua cucina, mentre una francese è arrivata con una torta di kiwi. La serata è trascorsa in un clima di grande serenità e con una condivisione incalzante di aspetti culturali dei diversi mondi di provenienza di questi studenti: Francia, Cile, Brasile, Madagascar, oltre al già menzionato Libano, e, ovviamente, l’Italia. Verso la fine della condivisione è arrivato uno studente algerino musulmano che ieri ha iniziato il digiuno. È arrivato con il Corano, dopo aver rotto il digiuno del primo giorno, e aver pregato. Ha raccontato a tutti la sua esperienza della giornata e della serata trascorsa in un clima spirituale. Ci sono state molte domande da parte degli altri. Un momento di condivisione ma anche di formazione alla dimensione interculturale ed interreligiosa. Devo essere sincero. Mi sono goduto la scena. Mi scorreva davanti agli occhi quello che è già il mondo di oggi. Questi giovani, tutti fra il 28 e i 35 anni, maturi, alcuni con esperienze di lavoro alle spalle, provenienti da mondi così diversi e tutti convinti della loro fede (cristiani e musulmano) mi mostravano come il Ramadan, per loro, è già parte del panorama sociale, culturale, ma anche personale del mondo che si preparano ad affrontare anche con gli studi che stanno completando.
Una grande lezione quella che ho ricevuto ieri sera. Ma anche una grande consolazione. Ad alcuni di questi studenti insegno, in questi mesi, un corso intitolato Teor-Etica per una cultura del dialogo. Quella di ieri sera, anche se non nell’aula universitaria, senza dubbio è stata una lezione importante, soprattutto è stata formativa perchè esperienziale. Stamattina ho ricevuto un whatsapp dalla studentessa libanese che commentava la serata, dicendomi: “Che bella gente!”. Quindi apprezzamento reciproco fra tutti e ciascuno. Ma la cosa non è finita. È nata la proposta di provare – per chi lo desidera e con tutta libertà – a fare, nelle prossime settimane, una giornata di digiuno e, la sera dopo il tramonto, ritrovarci per celebrare la cena cosiddetta iftar insieme. Spero che riusciamo a realizzare questo programma. Mi sembrerebbe un ulteriore arricchimento per tutti e, soprattutto, una condivisione fraterna che non crea confusione fra le religioni e i loro seguaci. Piuttosto è la possibilità di far sperimentare a ciascuno cosa vive e in che cosa e come crede l’altro. E questo può portare solo un rispetto più grande ed apprezzamento più profondo sia delle persone che credono diversamente che delle loro rispettive fedi.
Non avrei immaginato di cominciare il Ramadan così, nel 2022. Negli scorsi anni, spesso avevo ricevuto inviti per cene iftar già alla fine della prima o seconda giornata di digiuno, ma quest’anno mi sono ritrovato a vivere con giovani studenti una esperienza interculturale ed interreligiosa coinvolgente. Soprattutto, ho visto l’importanza fondamentale di cosa significhi creare un ambiente sereno di incontro e condivisione dove le identità sono precise e non si offuscano e dove si sperimentano come arricchenti situazioni che spesso sono dipinte come potenzialmente o realmente conflittuali. L’inizio del Ramadan può essere un’occasione di riflessione non solo su questa dimensione dei musulmani che vivono ormai stabilmente nelle nostre città e nei nostri Paesi, che incrociamo sugli autobus e in metropolitana, i cui figli studiano nelle scuole con i nostri. La festa più significativa dell’Islam ci offre una opportunità preziosa per interrogarci se anche questo momento – sacro per un’altra religione – non possa essere occasione concreta di dialogo e confronto per apprendere e conoscersi e, ovviamente, scoprire aspetti che non immaginavamo. Sono questi i mattoni importanti che ciascuno può mettere al cantiere della pace e della fraternità.