Donne e parità di genere in Europa
La pandemia di Covid-19 ha esacerbato le disparità esistenti tra donne e uomini in quasi tutti gli ambiti della vita, sia in Europa che nel resto del mondo, segnando un arretramento rispetto alle faticose conquiste del passato. Durante la prima ondata della pandemia, in particolare, l’occupazione femminile si è ridotta di 2,2 milioni in tutta l’Unione europea (UE). Le donne che lavorano nella vendita al dettaglio, nell’hotellerie, nell’assistenza residenziale, nel lavoro domestico e nella produzione di abbigliamento hanno subito pesanti perdite di posti di lavoro. Costituiscono la maggior parte della forza lavoro in questi settori e il 40% di tutti i posti di lavoro persi dalle donne durante la crisi erano in queste professioni. Nonostante l’aumento dell’occupazione durante l’estate, secondo i dati dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), le donne hanno ottenuto solo la metà dei posti di lavoro degli uomini. Ciò dimostra che l’impatto economico della pandemia sta avendo effetti più duraturi per le donne.
In vista della Giornata internazionale della donna, la Commissione europea ha pubblicato la sua relazione 2021 sulla parità di genere nell’UE, dalla quale emerge proprio l’impatto negativo che la pandemia di Covid-19 ha avuto sulle donne. Eppure, la parità di genere non è mai stata così importante nell’agenda politica dell’UE e la Commissione europea ha profuso un grande impegno per attuare la strategia per la parità di genere adottata un anno fa.
Innanzitutto, gli Stati membri dell’UE hanno registrato un aumento della violenza domestica, con un sensibile incremento delle denunce avvenuto proprio tra il 1° gennaio e il 31 maggio 2020. Ad esempio il numero di segnalazioni di violenza domestica in Francia è aumentato del 32 % durante la prima settimana di chiusure, mentre in Lituania è aumentato del 20 % nelle prime tre settimane. L’Irlanda ha visto quintuplicare i provvedimenti per violenza domestica e le autorità spagnole hanno riferito un aumento del 18 % delle richieste di intervento durante le prime due settimane di confinamento.
In Italia, secondo dati diffusi dall’ISTAT, dal 1° marzo al 16 Aprile 2020 si è registrato un aumento del 73% dei casi di violenza sulle donne rispetto allo stesso periodo del 2019, con un aumento delle vittime che hanno chiesto aiuto del 59% rispetto al 2019. Anche i dati raccolti presso gli uffici giudiziari fra il 1° agosto 2019 e il 31 luglio 2020, mostrano come la percentuale dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi sia aumentata dell’11%.
Eppure le donne sono state in prima linea nella lotta contro la pandemia: il 76 % del personale dei servizi sanitari e sociali e l’86 % del personale che presta assistenza alle persone è costituito da donne. Con la pandemia le lavoratrici di questi settori hanno subito un aumento senza precedenti del carico di lavoro, dei rischi per la salute e dei problemi relativi alla conciliazione della vita professionale con quella privata.
Le donne nel mercato del lavoro sono state duramente colpite dalla pandemia: le donne sono sovrarappresentate nei settori che sono maggiormente colpiti dalla crisi (commercio al dettaglio, comparto ricettivo, lavoro di cura e lavoro domestico) in quanto comportano mansioni che non è possibile svolgere a distanza. Le donne hanno inoltre incontrato maggiori difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro durante la parziale ripresa dell’estate 2020: i tassi di occupazione sono infatti aumentati dell’1,4 % per gli uomini, ma solo dello 0,8 % per le donne tra il secondo e il terzo trimestre del 2020.
Le continue chiusure dovute alla pandemia hanno forti ripercussioni sul lavoro di cura non retribuito e sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata: le donne hanno dedicato, in media, 62 ore a settimana alla cura dei figli (rispetto alle 36 ore degli uomini) e 23 ore a settimana ai lavori domestici (rispetto alle 15 ore degli uomini).
Inoltre, è particolarmente evidente l’assenza delle donne nelle sedi decisionali in materia di Covid-19: uno studio del 2020 ha rilevato che gli uomini sono molto più numerosi delle donne negli organismi creati per rispondere alla pandemia. Delle 115 task force nazionali dedicate alla Covid-19 in 87 paesi, tra cui 17 Stati membri dell’UE, l’85,2 % era costituito principalmente da uomini, l’11,4 % principalmente da donne e solo il 3,5 % era caratterizzato da una parità di genere. A livello politico, è donna solo il 30 % dei ministri della Sanità dell’UE. A capo della task force della Commissione per la crisi Covid-19 siede la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e, degli altri cinque Commissari che la compongono, tre sono donne.
Proprio Ursula von der Leyen, ha sottolineato che «l’uguaglianza di genere è un principio fondamentale dell’Unione europea, ma non è ancora una realtà. Utilizzare solo metà della popolazione, metà delle idee o metà dell’energia non è sufficiente. Con la strategia sull’uguaglianza di genere, stiamo spingendo per un progresso più rapido e più rapido per promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne».
Vera Jourová, Vicepresidente della Commissione europea con delega ai Valori e la trasparenza, ha ricordato che «le donne sono in prima linea nella pandemia e ne sono maggiormente colpite». Per tale motivo, «non possiamo permettere un arretramento, dobbiamo continuare a promuovere l’equità e l’uguaglianza. Per questo motivo l’UE ha posto le donne al centro della ripresa e ha obbligato gli Stati membri a includere la dimensione della parità di genere negli investimenti finanziati dal dispositivo per la ripresa e la resilienza».
Le ha fatto eco Helena Dalli, Commissaria per l’Uguaglianza, che ha sottolineato come «nonostante l’impatto sproporzionato della crisi COVID-19 sulla vita delle donne, dobbiamo trasformare questa situazione in un’opportunità. Siamo determinati a intensificare il nostro impegno, a continuare a progredire e a non consentire alcun arretramento rispetto a tutti i progressi compiuti in materia di parità di genere».
Carlien Scheele, Direttore dell’EIGE, ha affermato che «l’Europa si riprenderà allorquando l’uguaglianza di genere sarà al centro delle misure di ripresa». Infatti, «gli Stati membri dovranno mostrare come i loro piani di ripresa economica promuovano l’uguaglianza di genere per poter accedere al fondo di ripresa dell’UE».
La Commissione europea ha intrapreso varie iniziative per incoraggiare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Il piano d’azione per l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali pone al centro la parità di genere e stabilisce, tra l’altro, obiettivi ambiziosi per la partecipazione femminile al mercato del lavoro e la fornitura di servizi di assistenza alla prima infanzia. Infine, per meglio monitorare e fare il punto dei progressi compiuti in ciascuno dei 27 Stati membri, la Commissione europea ha anche inaugurato un portale per il monitoraggio della strategia per la parità di genere.
Leggi anche: “Il pilastro europeo dei diritti sociali un anno dopo“