Destino comune, scuola di politica a Roma
Oltre le scuole di formazione organizzate dai partiti, è stato al tempo della crisi della prima Repubblica che in Italia si è registrato il fenomeno di numerosi percorsi di formazione politica promossi dalla società civile. Segno di un desiderio di rifondazione dell’agire politico, ma anche possibilità di andare alla radice di scelte di vita. Esigenze che non vengono meno al cambiare delle generazioni. Ne parliamo con Raffaele Scamardì, direttore di Destino comune, scuola di formazione politica nata a Roma ad inizio del 2020. L’ultimo incontro promosso online da Destino comune è stato incentrato sul messaggio dell’enciclica di Francesco Fratelli tutti. Nessuno si salva da solo.
Come è nata la proposta della scuola? Quale è il senso del nome che avete scelto?
La voglia di vivere la vocazione politica, che non vuol dire solo candidarsi o prender parte alle competizioni elettorali, ma anche donare esperienza, consapevolezza e preparazione è stato il movente che ha animato una prima chiamata ad essere i soci fondatori di questa associazione “Destino comune”. Provenienti da diverse esperienze lavorative (ci sono bancari, esperti di finanza e assicurazioni, professori, dipendenti pubblici e privati esperti su varie tematiche, liberi professionisti) ci siamo detti che prima di tutto dovevamo essere tra noi “scuola” l’uno per l’altro.
Un luogo dove, giovani e meno giovani, possono donare la propria esperienza e creare occasioni di scambio ad alta intensità ideale.
Non solo quindi aumentare l’offerta formativa (che peraltro sulla città di Roma è tanta e diversificata), ma lavorare insieme convinti che, come si afferma nella Carta della Terra ripresa nell’enciclica Laudato Sì, «mai prima d’ora nella storia, il destino comune ci obbliga a cercare un nuovo inizio (affinché) la nostra epoca possa essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita» (LS 207). Ecco noi vorremmo, nel nostro piccolo, essere uno degli strumenti per raggiungere questi obiettivi, essere una delle risposte “all’inganno del “tutto va male” (Fratelli tutti 75), ed essere quel ponte che lega passato e futuro ancorandolo a precisi valori come quello della fraternità universale.
A chi si rivolge la scuola e su quali basi vuole operare?
La scuola si rivolge a tutti quelli che hanno interesse ad approfondire, che vogliono “perdere” tempo con noi, che non si accontentano della lezione, ma vogliono rapporti politici che scaturiscono in quell’amicizia sociale che tanto manca.
Ma i conflitti non sono inevitabili quando si entra nella politica in concreto?
Certo. Questo stare bene insieme non lo pensiamo esente da possibili conflitti o scambi animati, ma lo vediamo come opportunità per far nascere idee che chiamano all’azione per costruire il bene comune, idee che necessitano di un impegno fondato su passione, sacrificio e dedizione. A queste persone si rivolge la scuola, persone nelle quali accendere il fuoco di una politica come forma più alta di carità come “amore degli amori” perché è solo su gambe formate a questi ideali che potranno nascere e camminare “politiche” ambientali, sociali, industriali, economiche che mettano al centro gli scartati del mondo, perché come ci ricorda papa Francesco nella Fratelli tutti non c’è futuro né per la fraternità né per la sopravvivenza dell’umanità quando non ci si accorge di quanto vale un essere umano sempre ed in qualunque circostanza.
Come si lega tale scuola alla vita sociale e politica della città e a livello nazionale?
Mi piacerebbe invertire questa domanda. Come la vita sociale e politica delle città e del nostro Paese è legata a una visione profonda della politica? È noto che oggi viviamo soprattutto una crisi di pensiero. Di iniziative sociali e politiche volte a risolvere problemi concreti ce ne sono tante. Molte di esse sono meritevoli, senza dubbio. È un bene che ad ogni ferita si applichi un cerotto. Ma per cogliere la salute intera di un organismo ci vuole di più: una concezione del suo bene integrale, una considerazione sul suo equilibrio interiore, un’idea della sua missione storica. Oggi c’è bisogno soprattutto di questa consapevolezza. Da qui la nostra scuola vuole procedere per trasformare in profondità la nostra esistenza sociale.