I dazi di Trump ai Paesi europei
L’organizzazione internazionale del commercio (WTO) ha deliberato che le agevolazioni fiscali al Consorzio Europeo Airbus vanno considerate sette miliardi di euro di aiuto di stato, a danno evidentemente dei competitori internazionali, primo tra tutti la statunitense Boeing.
Invero il governo americano da sempre favorisce le sue grandi aziende aeronautiche, la Boeing, la Lockeed Aircraft Corporation e la McDonnel Douglas assegnando ad esse ingenti commesse militari, ma il WTO ha bisogno ancora di alcuni mesi per deliberare in merito a tali aiuti: così al momento Trump può giustificare i suoi nuovi dazi su prodotti europei con un amossa addirittura ossequiente al WTO.
La scelta dei prodotti che ha scelto di penalizzare è quanto meno bizzarra: nei prodotti italiani salva la mozzarella di bufala, il prosciutto crudo di Parma, il San Daniele, l’olio di oliva e soprtattutto il Prosecco, vino oggi di gran successo anche come componente dell’aperitivo Spritz, che ha fatto anche la fortuna dell’Aperol, altro suo componente.
Non facendo parte del Consorzio Airbus, in teoria l’Italia dovrebbe essere esente dai nuovi dazi di Trump, che colpiscono pesantemente i vini di Francia ed i prodotti della Spagna, nazioni che fanno parte del consorzio con la Germanie e l’Inghilterra.
Malgrado questo, ricade un pesantissimo 25 % di dazio sui prosciutti cotti italiani e soprattutto sul formaggio parmigiano, forse perchè nella logica di queste inclusioni ed esclusioni, entrano in gioco vari fattori: per il formaggio parmigiano è probabile che l’intenzione di Trump sia di favorire il “parmesan”, prodotto locale in competizione anche nel nome, riguardo al quale è generalmente riconosciuta la abissale differenza di qualità; è da sperare che i buongustai americani preferiscano l’originale malgrado la maggiore differenza di prezzo.
I dazi sul vino francese probabilmente faranno crescere la vendita negli Stati Uniti dei vini italiani: queste azioni fiscali volte a porre su fronti opposti i produttori di due nazioni della Comunità Europea, come anche l’incoraggiamento all’Inghilterra ad uscire dalla Comunità, riflettono l’avversione americana ad una Comunità Europea forte, funzionante e con interessi comuni, che potrebbe mettere in ombra ed ostacolare i suoi interessi di potenza mondiale.
Adesso l’Europa risponderà con dazi su un elenco già definito di prodotti americani, ponendo così nuovi ostacoli al libero commercio, che da sempre si è rivelato un fattore positivo per tutti. Invece di prendersela con i jeans o i giochi elettronici di importazione americana, forse sarebbe meglio che la Comunità Europea con la sua nuova struttura di commissari si muovesse con decisione nell’impedire alle multinazionali, in buona parte americane, di continuare a sottrarre agli stati europei le imposte sui profitti che realizzano operando nei loro territori, bloccando le attuali possibilità di elusione fiscale offerte anche da stati della comunità europea.
Semmai, se proprio la Comunità Europea volesse reagire anche imponendo un dazio, esso dovrebbe essere imposto sulle importazioni di Gas Naturale prodotto con tecniche di fracking, un dazio elevato perchè calcolato sull’impatto ambientale che produce nella sua estrazione; questo sopratutto in questo momento in cui il problema ambientale si impone in tutta la sua drammaticità ed in cui molte aziende americane che praticano questo tipo di estrazione sono entrate in amministrazione controllata per mancanza di fondi: la invenzione del fracking, che sembrava dovesse offrire energia illimitata ed a basso costo, sta invece dimostrando una inaspettata fragilità ed una produttività molto inferiore al previsto.