Chiara Lubich: un pensiero che rende liberi
Per avere uno sguardo chiaro e critico sulla fondatrice dei Focolari, forse ci voleva qualcuno che, pur conoscendo questa realtà, non vi fosse cresciuto all’interno. Questo si può dire di Maurizio Gentilini, autore della biografia Chiara Lubich. La via dell’unità, tra storia e profezia. Nato a Rovereto, e oggi al Consiglio Nazionale delle Ricerche presso il Dipartimento Scienze umane, Gentilini ha condotto questo lavoro dal punto di vista dello storico. Presenta il suo libro proprio in occasione del centenario della nascita della Lubich.
Lei afferma di essersi avvicinato a Chiara come “battezzato semplice”…
La mia è una battuta: sono cresciuto in parrocchia e in oratorio, con una fede fatta di tanti dubbi. Non appartengo al Movimento dei Focolari, ma ho potuto “respirare” la loro spiritualità e l’anelito universale all’unità, che si percepiscono ovunque in Trentino. Ho scritto questa biografia a seguito della richiesta di alcuni rappresentanti del Centro Chiara Lubich. Ho accettato la sfida, cercando di leggere le vicende attenendomi alle fonti e applicando il metodo storico-critico, con la mia sensibilità di studioso e di credente, definendo un metodo e una chiave interpretativa che trova la sua sintesi nella dialettica tra storia e profezia.
Cosa l’ha spinta ad accettare la richiesta?
Stiamo parlando di una testimone e di una protagonista del ’900, difficilmente etichettabile secondo gli schemi con i quali siamo soliti classificare i personaggi pubblici. Caratteristica saliente del suo pensiero e della sua opera è aver superato i confini del cambiamento di epoca, offrendo chiavi interpretative per l’oggi e per il futuro. Un carisma capace di penetrare sfere culturali e dimensioni religiose diverse dalla sua, di confrontarsi alla pari con leader spirituali e politici, di presentare autorevolmente le proprie convinzioni in assemblee internazionali, di coltivare i rapporti con tutti gli ambienti. Chi la ascoltava percepiva come la sua visione fosse basata sulla coerenza tra la realtà di Dio e le realtà storiche, del “come in cielo così in terra”; e che le sue prospettive andassero anche oltre la Storia.
C’è qualcosa che l’ha colpita da trentino?
Anche le sue origini hanno contribuito a farla diventare cittadina del mondo. Il Trentino è terra di frontiera; è stata periferia dell’Impero austro-ungarico e – nel momento della nascita di Chiara – da poco periferia del Regno d’Italia. Una terra dove, dalla fine dell’800, il cattolicesimo sociale aveva riscattato dalla povertà intere generazioni, educato al senso della laicità e del bene comune, formato una classe dirigente che ha espresso uno statista come Alcide De Gasperi. Il padre di Chiara era un tipografo di idee socialiste, amico di Cesare Battisti; la madre Luigia era donna di profonda fede cattolica; il fratello Gino fu comunista e partigiano. Già in famiglia le opportunità di confronto non mancavano. In Trentino ha maturato il suo carisma, e in una valle dolomitica ha vissuto l’esperienza mistica che ha segnato la sua vita.
Lei identifica due periodi di peculiare vitalità del Movimento, l’estate del ’49 e il dopo la morte di Chiara, quindi l’oggi: possiamo affermare che, in virtù di quella capacità dell’Ideale di attualizzarsi a cui lei fa riferimento, “l’oggi” è sempre il momento di maggior vitalità?
Sì. La sua spiritualità trova corrispondenze e sintonie nelle sedi più impensate, ovunque nel mondo, incontrando il bisogno di assoluto dell’uomo di ogni tempo, cercando il dialogo e la comunione. Dopo secoli di sottili e astratte riflessioni teologiche, Chiara sembra dare un valore “empirico” alla Trinità. Afferma che siamo fatti per la relazione e per l’incontro, che Dio – Padre, Figlio e Spirito – creandoci a propria immagine, ha impresso in noi questo desiderio di comunione, e che noi abbiamo bisogno di questa relazione d’amore per diventare persone nuove, parte dell’umanità.
Eppure vediamo rinascere i sovranismi (che c’erano all’epoca in cui il Movimento è nato), il contrario della visione che Chiara proponeva: che cosa ha da dire oggi Chiara Lubich?
Approfondire il suo messaggio porta a riconoscere nel bene comune il principio di orientamento fondamentale dell’agire politico; rifiutando logiche particolaristiche, che rendono impossibile individuare mete condivise e inducono alla protesta sterile. Un antidoto contro i populismi che oggi imperversano. Un pensiero che rende “liberi” nella coscienza, necessaria a mettesi in gioco oltre il calcolo personale, e “forti” nella fedeltà alle proprie scelte e di fronte a ogni ostacolo. Un insegnamento che punta anche alla formazione delle coscienze in campo politico e civile, per discernere e decidere, per rispettare la laicità di ruoli, tempi e luoghi. Un invito rivolto anche alla Chiesa, per tornare a educare il proprio popolo e renderlo conscio di cosa si intenda per dottrina sociale e della differenza tra “quel che è di Cesare e quel che è di Dio”; per renderlo capace di ispirare e valutare linee politiche e iniziative che vadano incontro alle esigenze della comunità e di una concezione integrale della persona e della sua dignità, così come di non rinunciare ad essere voce critica davanti a scelte che negano la pace e la coesione sociale.
Lei sta girando l’Italia per presentare il suo libro: che accoglienza vede?
Un grande interesse. Ho la percezione che la figura di Chiara Lubich sia più conosciuta e stimata di quanto si possa pensare, anche in ambienti e contesti all’apparenza lontani dal suo sentire.
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Una visita storica
Tra i tanti che hanno partecipato alle celebrazioni per il centenario della nascita di Chiara Lubich, c’è anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il 25 gennaio si è recato al Centro Mariapoli di Cadine per la manifestazione “Trento incontra Chiara”. Dopo i video, le testimonianze e i momenti artistici, Mattarella ha preso la parola per un discorso particolarmente appassionato, nel quale ha messo in luce con forza l’apporto della spiritualità dell’unità all’agire politico e civile e all’economia – soffermandosi in particolare sull’Economia di Comunione come «elemento importante nella prospettiva di economie sostenibili […] Se crescerà l’Economia di Comunione, cresceranno anche l’eguaglianza, la giustizia e il benessere».
Non solo: Mattarella ha anche accolto l’invito della presidente dei Focolari, Maria Voce, a praticare “l’estremismo del dialogo”: «Si può essere molto forti pur essendo miti e aperti alle buone ragioni degli altri. Anzi, come dimostra la vita di Chiara Lubich, soltanto così si è veramente forti». Un lungo discorso che ha entusiasmato i presenti, rendendo la celebrazione quasi una festa, e facendo percepire concretamente come l’eredità di Chiara Lubich sia cresciuta, magari senza fare rumore, ma non per questo senza essere riconosciuta.