Chiara Lubich e Michail Gorbačëv

Dialoghi ipotetici, eppure plausibili, con personalità che Chiara non conobbe personalmente, ma che risultano in grande consonanza col suo pensiero. Pubblichiamo un primo estratto dal libro di Lucia Abignente e Donato Falmi “Oltre il Novecento” (Città Nuova).

Chiara Lubich e Michail Gorbačëv, entrambi interpreti delle tensioni unitive nel mare aperto della storia novecentesca, sono due figure dal profilo assai diverso: l’una personalità della storia religiosa con l’ambizione di cambiare il mondo, l’altro un politico non privo di tensioni spirituali, protagonista di rilevanza assoluta dei processi politici globali in un passaggio storico decisivo. […]

Gorbačëv era un convinto sostenitore del socialismo – ancora oggi, pur avendo modificato la sua visione rispetto a quella che aveva nel 1985, non ha abbandonato la sua fede nell’ideale socialista. […]

Il paradosso della vicenda della perestrojka è consistito nel fatto che la credenza in un socialismo dal volto umano ha reso possibile «la pacifica autodistruzione del sistema». L’idealismo e il romanticismo dello slancio riformatore, che erano alimentati dalla tensione a trasformare la società, radicata nella visione comunista della storia, innescarono il processo che condusse al collasso del sistema.

In questo senso Gorbačëv è un «eroe tragico», per dirlo con le parole con cui William Taubman conclude la sua biografia dell’ultimo leader sovietico: Fino alla fine, Gorbačëv – osserva Taubman – ha ribadito la sua fede nel socialismo, insistendo sul fatto che non era degno di questo nome a meno che non fosse veramente democratico. Ma l’effetto del tentativo di democratizzare l’esperimento sovietico del socialismo fu di sfasciarlo. In questo senso, Gorbačëv ha contribuito a seppellire il sistema sovietico cercando di renderlo degno di lode. Cercando di portarlo all’altezza di quelli che riteneva fossero i suoi ideali originali.

GRANDI IDEALI CHE CAMBIANO LA STORIA

Tuttavia, occorre guardare all’opera politica di Gorbacˇëv anche da altri punti di vista, che evidenziano come in realtà il bilancio non sia esclusivamente negativo. Il suo idealismo ha avviato processi che hanno cambiato la storia. […]

La priorità di Gorbačëv era «la costruzione di un ordine globale del mondo sulla base della cooperazione e della non violenza». Se la convinzione che gli ideali possano innescare processi di cambiamento della storia costituisce un elemento in comune al pensiero di Gorbačëv e Lubich, nella ricerca di una risposta universalista alle sfide dell’interdipendenza del mondo globale è da ritracciare un altro punto di intersezione tra i loro percorsi, pur nella differenza dei presupposti culturali e storici. […]

Per Chiara Lubich l’opzione per la universalità è passata attraverso la scelta per Roma. […] La scelta per Roma aveva allargato l’orizzonte di Chiara Lubich a un’ampia prospettiva internazionale. Nel 1989, quando l’attenzione poteva essere legittimamente centrata esclusivamente sugli eventi europei, proponeva uno sguardo globale sul mondo:

Ci stanno profondamente a cuore tutte le varie vicende che vengono alla ribalta della cronaca dall’est all’ovest, dal nord al sud – diceva in un collegamento con i membri del suo movimento il 28 dicembre 1989. […]

Sappiamo come nei Paesi dell’Est, molti, nel turbine degli attuali avvenimenti, sono smarriti, disorientati, profondamente delusi e depressi, perché, spesso in buona fede, hanno creduto in questi ideali che ora vedono infrangersi. E allora mentre condividiamo la gioia e l’impegno di coloro che, nella ritrovata libertà, s’avviano verso un futuro diverso, non potremmo noi essere di aiuto anche a questi altri, assicurandoli che tutto non è perduto […]; che quanto hanno sognato può divenire meravigliosa realtà non nella lotta, ma con l’amore e con Dio?

E infine: «Il nostro Ideale ci chiama ad amare tutti. […] Così saremo veramente cristiani […]. Così saremo focolarini che non vogliono vedere il mondo diviso fra vinti e vincitori».

Non era una lettura consueta per quegli anni e ha continuato a non esserlo anche per quelli successivi fino a oggi. La visione di Gorbačëv andava nello stesso senso. […]

VISIONARI

Uno studioso russo di notevole profondità e fine intellettuale, Dmitrij Furman, ha scritto un giudizio penetrante di Gorbačëv, che merita di essere riportato:

Gorbačëv è stato l’unico politico nella storia russa che, avendo nelle proprie mani il pieno potere, consapevolmente, in nome di valori ideali e morali è andato incontro a una riduzione di quel potere e al rischio di perderlo. Egli aveva altri criteri di successo.

Egli giocava con regole altre e perfino incomprensibili per la maggioranza, giocava in politica secondo le regole della morale umana. E occorre valutare il suo successo secondo queste regole. Secondo le regole della politica avrebbe dovuto fermare, prima che fosse troppo tardi, l’anarchia scatenatasi […]. E non ci sarebbe stata la sconfitta. Ma secondo le sue regole non poteva farlo. Secondo le sue regole sarebbe stata una sconfitta. Secondo queste regole la sua sconfitta è stata una vittoria.

Andrea Riccardi ha definito Chiara Lubich una «visionaria costruttiva». Gorbačëv, secondo il suo biografo, è stato «un visionario che ha cambiato il suo Paese e il mondo». Un visionario romantico. È forse questa la chiave dell’incontro a distanza tra Chiara Lubich e Michail Gorbačëv nel mare aperto della storia novecentesca: entrambi hanno attraversato questo mare da visionari, con le loro diverse caratteristiche umane, culturali, e i loro differenti ruoli storici, mossi dall’inquietudine di cambiare il mondo.

Quei visionari che, negli anni Ottanta del Novecento, Olivier Clément ha individuato in coloro che sono stati capaci di vedere e guardare oltre.

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Il testo completo di questo dialogo profetico è contenuto nel libro di Lucia Abignente e Donato Falmi “Oltre il Novecento” (Città Nuova 2022).

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