Cattolici e politica, domande su Demos

Un movimento politico di ispirazione cristiano-sociale, promosso inizialmente da esponenti della Comunità di Sant’Egidio assieme ad altri, cattolici e non. Intervista a Mario Giro per conoscere le ragioni di questa realtà che, per il momento, si presenta alle elezioni locali, nel pieno del dibattito sulla necessità dell’impegno politico dei cattolici

Mentre si dibatte dell’impegno politico dei cattolici, c’è qualcuno che un movimento politico esplicitamente di ispirazione cristiano-sociale (Demos cioè Democrazia solidale) lo ha già fondato, decidendo anche di cimentarsi nella competizione elettorale a livello locale. Di cosa si tratta? Lo abbiamo chiesto a uno dei suoi fondatori. Mario Giro, candidato nelle liste di Scelta civica nel 2013, ha ricoperto l’incarico di viceministro agli Esteri nei governi Renzi e Gentiloni della passata legislatura. Un itinerario cominciato con l’impegno nelle periferie romane portato avanti con la Comunità di Sant’Egidio, per arrivare a essere uno dei protagonisti della diplomazia parallela di pace promossa da questo movimento ecclesiale nato nel 1968 a Roma nel quartiere Trastevere.

Come sappiamo il filone del pensiero sociale cristiano è senz’altro ricco e fecondo. Ogni volta che si parla del necessario impegno dei cattolici in politica sembra, tuttavia, che si resti sul generico e astratto, salvo poi improvvisamente precipitare in formazioni che rimandano a formule superate che attraggono un consenso bassissimo.

Come si colloca il movimento Demos?
È chiaro che non si tratta di assecondare una tentazione nostalgica di un passato che non torna, ma di riconoscere la situazione del nostro Paese, che si trova sotto una forte ondata emozionale fatta di chiusura, nazionalismo e populismo. Uno stato di fatto che non può non preoccupare chi proviene da una formazione cattolica sociale, democratica o in qualunque modo la si voglia definire. Un “Paese incattivito”, come ben descritto dal Censis, in cui crescono manifestazioni di esclusione che sfociano nel razzismo, non può lasciarci indifferenti.

Questo lo dicono in tanti, ma voi come avete pensato di agire?
Tante sollecitazioni che arrivano da papa Francesco, e soprattutto dal cardinal Bassetti, esprimono la necessità di una presenza in campo sociale e politico, ovviamente con forme diverse da quanto sperimentato nel passato. Le riflessioni interessanti promosse nel mondo cattolico sul fondamento dell’Europa e l’impegno per l’accoglienza dei migranti sono profonde e serie. Con un gruppo di persone in tutta Italia abbiamo ritenuto necessario, tuttavia, formare un vero soggetto politico, aperto a tutti, capace di rimettere al centro i valori della Costituzione partendo dalla vitalità della società civile. Non vuole essere una mossa elettoralistica, ma qualcosa che cresce dal basso, a partire dalla presenza e dall’impegno nelle amministrazioni locali.

Un soggetto quindi non confessionale?
Certo! Aperto a ciò che di meglio emerge dal tessuto sociale del nostro Paese in senso ampio, ecumenico e plurale. Dopo una prima presentazione a Roma, giriamo l’Italia laddove questa proposta incontra il consenso di realtà e persone disposte a impegnarsi, a partire dai territori.

Sembra un percorso molto differente da quello di Scelta civica che partiva dall’alto mettendo assieme pezzi eterogenei di classe dirigente con il favore dell’allora presidenza della Cei.
Scelta civica nacque dall’esperienza del governo Monti, che esprimeva una tensione etica verso un Paese sull’orlo di una crisi senza ritorno. Oggi la situazione è ancora più seria dal punto di vista sociale, dato che anche la sinistra è molto divisa al suo interno, con un Pd che vede troppi personalismi in azione.

Il Pd pare costantemente sull’orlo dell’autodemolizione…
Sembra così, ma non è una bella notizia, e lo dico come persona che non ha mai aderito al Pd, perché ogni Paese ha bisogno di una vera opposizione che non sprechi le sue energie nella competizione tra le varie correnti, ma sia capace di spendersi tra la gente per affermare che non si esce dai problemi fomentando odio e rancore sociale

Come formazione politica, Demos ha sperimentato l’alleanza con Zingaretti. È questa la strada?
Abbiamo fatto questo percorso assieme nel Lazio riuscendo ad eleggere Paolo Ciani come consigliere regionale, ma siamo una cosa diversa dal Pd e dalle sue diatribe interne. Si vedrà caso per caso. A noi interessa costruire una realtà dal basso che abbia la caratteristica dell’attenzione alle cose concrete e non alla costruzione di un ceto politico.

E quali sono, secondo voi, le questioni concrete e urgenti da affrontare?
L’emergenza sociale e quella ambientale. Cioè le necessità delle famiglie numerose, di quelle con anziani e persone disabili, la qualità della scuola , gli ospedali e la sanità per tutti. Dico sempre che dalla A dei malati di Alzheimer alla Z dei cosiddetti zingari o zone interne montane, sono tanti i problemi da affrontare con competenza e attenzione. Così come la cura dell’ambiente comporta la necessità di assicurare la transizione energetica del Paese.

Si ha difficoltà a distinguere Demos dalla Comunità di Sant’Egidio, visto che gran parte delle persone coinvolte vengono da questa esperienza…
È stato così solo all’inizio, perché c‘è stata una presa di responsabilità da parte di alcune persone della Comunità che hanno fatto esperienza parlamentare e di governo, ma ora la proposta è fatta propria da molti che arrivano da altri percorsi formativi e associativi, non solo cattolici ovviamente. Demos e Sant’Egidio restano due realtà separate.

La prospettiva sembra, quindi, quella di partire dal livello amministrativo per arrivare al livello nazionale. Ma per le prossime elezioni europee come vi schierate?
Vediamo con favore il formarsi di un largo fronte europeista che sia capace di esprime il meglio della scelta dell’Italia come fondatrice della comunità europea, senza cedere a derive nazionalistiche di ogni genere. Per questo motivo abbiamo aderito al manifesto “Siamo europei” promosso dall’ ex ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda.

Gettando uno sguardo alla sua recente importante esperienza come vice ministro agli Esteri, come si spiega il fatto che non sia stato possibile fermare l’invio di bombe dal nostro Paese verso l’Arabia Saudita? La scelta concreta a favore della vita non è una questione dirimente per i cattolici?
È evidente che abbiamo scontato una presenza numericamente insufficiente di cattolici tra le fila dell’esecutivo che ha, poi, influito nella conduzione della questione da parte del governo, così come è avvenuto con la questione delle immigrazioni, che mi ha visto oppositore interno a una linea che ha finito per aprire la strada a quella che porta avanti l’attuale esecutivo.

Un atteggiamento ondivago che ha finito per agevolare una linea politica più chiara, quindi?
Ci sono temi dove è necessario compiere una scelta ben precisa. Cacciari dice che il Pd non ha parlato di integrazione dei migranti, ed è vero, ma la società civile responsabile lo ha sempre messo in evidenza. E poi non scordiamoci che l’attacco ingiustificato alle Ong non è cominciato con Salvini e alleati pentastellati.

Destra e sinistra esistono ancora?
La destra esiste, basta guardare la linea della Lega al governo che promuove un nazionalismo destinato a giustificare la guerra, prima poi. Per la sinistra non saprei che dire, perché esistono diverse interpretazioni di questa posizione. Io mi limiterei a essere fedele alla Costituzione, che è già un passo avanti.

Qui il Focus del dibattito su cattolici e politica

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