Calcio, continua lo stallo: Figc sarà commissariata
Le elezioni per il nuovo presidente della Figc si sono risolte in un nulla di fatto: Gabriele Gravina, nel ballottaggio finale con Cosimo Sibilia, ha ottenuto solamente il 39,06% di preferenze, contro il 59,09% di schede bianche. Adesso la palla passa al presidente del Coni Malagò che commissarierà la federazione.
L’ennesima occasione persa: a due mesi e mezzo dalla disfatta di San Siro che ha sancito la storica eliminazione dell’Italia dai Mondiali di calcio e un mese e dieci giorni dopo le dimissioni-show dell’ex presidente federale Carlo Tavecchio, il mondo del calcio continua a non avere la sua guida. La giornata di ieri avrebbe dovuto sancire una svolta, in tal senso: a livello pratico, con una poltrona vacante finalmente occupata da un presidente con un suo programma e idee più o meno chiare su come ripartire dallo sfacelo della mancata qualificazione a Russia 2018; ma anche a livello psicologico e di immagine, dato che il mancato accordo su una figura presidenziale in grado di unire tutte le realtà del calcio nostrano evidenzia come gli interessi particolari, ancora una volta, abbiano preso il sopravvento su quelli generali.
Dopo lo 0-0 di Milano con gli svedesi si era parlato di un anno zero per il calcio: l’impressione è che lo stallo durerà ancora a lungo. Il favorito alla poltrona di presidente, ieri, sembrava essere Gabriele Gravina, uomo al comando della Lega di Serie C che, stando al presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Renzo Ulivieri, avrebbe goduto anche dell’appoggio dei tecnici. I calciatori però, per ammissione dello stesso Damiano Tommasi, si sono subito allontanati dalla prospettiva di un appoggio a Gravina, anche dopo l’uscita di scena dell’ex calciatore della Roma, arrivata al terzo scrutinio. Neanche al successivo, in realtà, si è trovata la soluzione: bastava la maggioranza assoluta dei votanti, ma il possibile accordo tra i due contendenti Gravina e Sibilia è saltato, lasciando anche intravedere una evidente tensione tra i due sfidanti.
«Dopo aver cercato in tutti i modi di raggiungere un accordo per una convergenza, non c’è la condizione di poter procedere – ha dichiarato Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, prima del quarto scrutinio – e chiedo ai delegati della Lnd di votare scheda bianca. Il tentativo di raggiungere un accordo per una larga condivisione sarebbe stato su Gravina presidente: evidentemente all’interno hanno avuto problemi: noi siamo stati responsabili». La piccata risposta di Gravina fa capire come l’unità di vedute nel nostro calcio sia quasi utopia: «bisogna chiedere scusa agli italiani. La partita andava giocata fino in fondo, ma a un certo punto qualcuno ha deciso di prendere il pallone in mano e portarselo via. Non potevo accettare la presidenza – prosegue Gravina – a dispetto di una squadra e un progetto. Non è la sconfitta del calcio italiano, ma la certificazione della sconfitta di una classe dirigente».
Gli fa eco Damiano Tommasi, il più debole dei tre candidati in partenza, ma anche quello che con tutta probabilità avrebbe rappresentato la reale e netta discontinuità rispetto alle precedenti gestioni: «è una sconfitta per il nostro sistema: adesso ci sarà un commissario. Avremmo voluto cambiare, ma nessuno dei due candidati al ballottaggio rispecchiava il pensiero dell’Associazione Italiana Calciatori e quindi abbiamo deciso di astenerci. A livello istituzionale – conclude Tommasi – facciamo fatica: se è arrivata una eliminazione dai Mondiali è anche per questo».
La palla passa ora al presidente del Comitato Olimpico Giovanni Malagò, con la giunta Coni che nominerà il commissario fissata per giovedì. I nomi che circolano, a riguardo, sono molti e fantasiosi: ciò che però va evidenziato è come neanche una batosta storica come la mancata qualificazione al prossimo Mondiale sia stata necessaria per compattare le alte sfere del calcio italiano.
In due mesi e mezzo molti passi si sarebbero potuti fare per avviare una reale stagione di riforme: in primis, quello di trovare subito una convergenza su un candidato unico che si presentasse con la giusta legittimità alle elezioni. Poi, mettendo completamente da parte gli autori dello sfacelo: risulta difficile parlare di cambiamento, ad esempio, quando l’ex presidente della Federazione Carlo Tavecchio risulta, al momento, come candidato alla poltrona di presidente della Lega A. L’anno zero del nostro calcio, purtroppo, è lungi dall’essere finito.