Azzardo di massa, una politica per abbatterlo
Si avvicinano le elezioni politiche del 4 Marzo, ma nei programmi elettorali troviamo poco e niente relativamente al tema dell’azzardo.
Negli ultimi 4 anni tante realtà della società civile si sono spese per cercare di arginare un fenomeno che ha raggiunto dimensioni impressionanti e che continua a generare problemi di tipo sociale, economico, sanitario e di criminalità organizzata senza soluzione di continuità. Le battaglie, le proteste, le manifestazioni e le pressioni politiche sia a livello locale che nazionale hanno portato sicuramente i loro frutti: il divieto parziale di pubblicità, il potere agli Enti Locali di legiferare sulle distanze minime e sugli orari di apertura delle sale slot sono risultati che sembravano impensabili fino a poco tempo fa e frutti di un impegno costante.
Eppure, nonostante questo, i dati ci dicono che il numero di persone che azzardano, la raccolta, la spesa, le entrate erariali e i profitti della filiera del settore sono in crescita, così come i casi di dipendenza da azzardo. È evidente quindi che non si è riusciti ad incidere realmente sul problema, ma si è solo scalfita la superficie della complessa architettura della macchina dell’offerta di azzardo che si è costruita in Italia.
È alla luce di questa analisi che il movimento SlotMob ha voluto lanciare, ricevendo la prima pagina del quotidiano Avvenire, un messaggio alle forze politiche che si contendono la guida del Paese, sottolineando quello che da sempre ritiene essere il vero cuore del problema e che non consente una reale riduzione della pervasività dell’azzardo in Italia e di conseguenza dei suoi impatti negativi per la società: il suo essere incentivante.
Superare l’affidamento alle società for profit
Per il movimento SlotMob il cortocircuito dell’azzardo sta nel fatto che la gestione del settore è stato dato in concessione dallo Stato a delle multinazionali for-profit, generando un conflitto di interessi che impedisce, per debolezza o per collusione della politica, di adottare delle misure serie ed incisive per riformare il settore invertendo la tendenza degli ultimi 15 anni, perché questo significherebbe una riduzione del fatturato e degli utili di queste imprese che devono garantire un rendimento agli investitori e agli azionisti, nonché ripagare i grandi finanziamenti ricevuti da pool di banche, come una qualunque società. Fintanto che la spesa di un individuo in azzardo equivarrà a quella del fatturato per un’impresa massimizzatrice di profitto, il sistema genererà sempre esternalità negativa, e si tenderà ad incentivare la crescita del settore.
È necessario dunque rompere questo sistema, ma per farlo c’è bisogno di una politica forte, in grado di rimettere in discussione lo status quo tenendo testa alla lobby dell’azzardo fatta di multinazionali concessionarie del settore, banche e grandi fondi di investimento.
Le richieste di Slot Mob, movimento nato dal basso come esigenza di giustizia sociale, mirano dunque in primo luogo a far sparire l’aspetto incentivante dell’azzardo, rivedendo il sistema delle concessioni e affidando il settore a società no-profit e/o pubbliche, e conseguentemente iniziare a pianificare una riduzione progressiva e costante dell’offerta di azzardo sul territorio sfruttando le scadenze delle concessioni dei prossimi anni.
Concessioni trasparenti
Un’altra richiesta puntuale avanzata in vista del dibattito preelettorale riguarda la trasparenza del settore: non è accettabile che società che operano in regime di concessione pubblica possano portare avanti la loro attività senza dichiarare chi sono gli effettivi proprietari, e quindi chi beneficerà dei proventi economici, perché dispersi dentro grandi fondi di investimento internazionali o schermati da società fiduciarie.
Ovviamente si chiede che si vada avanti sul tema del divieto assoluto di pubblicità diretta ed indiretta come per il tabacco. L’appello ha già ricevuto alcune risposte da quei politici già sensibili che in questa legislatura si sono spesi ed esposti per portare dentro il Parlamento le istanze dei movimenti anti azzardo, pagandone le conseguenze in termini politici.
È auspicabile che ne arrivino altre entro il 4 marzo, grazie ad un lavoro di confronto aperto e democratico su un tema che permette di rivelare l’idea di bene comune e di fedeltà ai valori costituzionali. Con la speranza che, in un futuro non troppo lontano, azzardo e profitto diventino due parole non conciliabili tra loro.