Assisi e le bombe sullo Yemen
Ad Assisi si è già parlato esplicitamente della produzione di bombe in Italia destinate al conflitto in corso nello Yemen. Lo ha fatto il vescovo Domenico Sorrentino nel pezzo del discorso tagliato dalla ripresa della Rai lo scorso 4 ottobre, quando il presidente del consiglio Gentiloni è andato in visita nella città di san Francesco, patrono d’Italia. In quello stesso giorno nel piazzale della basilica dedicata al Poverello è comparso uno striscione, subito rimosso dalla polizia, con la scritta «Basta ipocrisia. Stop armi a sauditi».
Non avviene perciò per un puro caso che nella giornata della Memoria, accanto alle celebrazioni sull’Olocausto e a ricordo di quei giusti che nella città umbra salvarono alcuni ebrei dalla deportazione nei lager, si tenga un convegno sul disarmo. Lo promuovono la diocesi di Assisi-Nocera Umbra – Gualdo Tadino, assieme alla Pro Civitate Christiana, al Movimento dei Focolari e al locale presidio di Libera intitolato a “Mario Francese” con la collaborazione del Comune di Assisi. Città che ha compito da poco la scelta di affidare la propria tesoreria solo a banche non coinvolte con la produzione e il commercio di armi.
Come afferma il vescovo Sorrentino riferendosi alla Shoah «tante volte ci siamo sentiti domandare, soprattutto dai più giovani, se tedeschi e italiani si accorgessero del destino disumano cui venivano consegnate tante persone con la sola “colpa” d’essere nate. Domanda imbarazzante, perché rimbalza su di noi. Che cosa avremmo fatto noi al loro posto? Mentre ci misuriamo con questo interrogativo e con quella oscura pagina di storia, dobbiamo prendere coscienza di ciò a cui siamo chiamati oggi, nel momento storico in cui viviamo». Senza giri di parole, il vescovo va dritto al cuore della questione affermando che «purtroppo anche la nostra nazione concorre in maniera consistente, se non addirittura determinante, nella produzione e nel commercio di armi che alimentano conflitti che, in tante parti del mondo, causano lutti, sofferenze e distruzione».
Per questa ragione il convegno che si tiene dalle ore 15 presso il palazzo del comune di Assisi parte da questa domanda: «Come disarmare la nostra economia e i nostri territori?» E lo fa partendo dalla constatazione che «la situazione in Yemen, con armi italiane che alimentano un conflitto definito la più grave crisi umanitaria dopo la seconda guerra mondiale, pone la questione sulla produzione e la detenzione dei sistemi d’arma, tra cui le bombe nucleari presenti nel nostro Paese».
Lo stesso vescovo, nel messaggio diramato per l’occasione, afferma che «non possiamo far finta di non vedere. Con tutti gli uomini di buona volontà, dobbiamo denunciare questo scandalo» chiamando ad un impegno concreto per la pace affidando «alla nostra comune preghiera le popolazioni dello Yemen, vittime dei pesanti bombardamenti dell’aviazione dell’Arabia Saudita armata con le bombe costruite in Sardegna. Preghiamo poi perché anche il nostro Paese firmi il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari come già tanti Paesi hanno fatto. Il Signore ci dia la pace».
Parole così nette che accompagnano la testimonianza di Cinzia Guaita, portavoce del Comitato per la riconversione economica e costruzione di pace nel Sulcis Iglesiente, che è chiamata ad intervenire ad Assisi nel momento in cui in Sardegna, con un secondo comunicato congiunto, Confindustria e i rappresentati di settore dei sindacati Cgil e Cisl hanno stigmatizzato e dichiarato come velleitaria ogni alternativa alla produzione di bombe da parte della Rwm Italia, controllata dal gruppo tedesco Rheinmetall. Una forte contraddizione che si associa alla novità del patto di coalizione stretto tra Spd e Cdu in Germania che prevede tra i punti determinanti lo stop all’invio di armi utilizzate nel conflitto in corso nello Yemen. Opzione caldeggiata da più di una risoluzione del Parlamento europeo. Scelta che, invece, la maggioranza dei deputati italiani ha rigettato lo scorso 19 settembre 2017 bocciando le mozioni, sollecitate da associazioni e movimenti della società civile, di blocco immediato delle bombe in partenza dai porti e aeroporti italiani verso la coalizione saudita impegnata nella guerra in Yemen. Al convegno saranno presenti anche Francesco Vignarca, portavoce della Rete italiana disamo e Lisa Clark rappresentante di Ican, rete internazionale per la proibizione delle armi nucleari, premio Nobel per la pace 2017.
Il gesto di Assisi non è destinato, perciò, a restare nella retorica degli eventi a favore di una pace generica ma entra dentro le pieghe e la contraddizione del nostro tempo.