Assegno unico per le famiglie, appello al governo: servono risorse adeguate

Il Forum delle associazioni familiari, le Acli, la Cisl, l'Alleanza per l'infanzia e l'associazione Famiglie numerose si appellano alle forze politiche, affinché l'assegno unico universale sia davvero per tutti. Ascolta l'intervento di Gigi De Palo.

L’assegno unico universale per le famiglie può essere un ottimo strumento per lo sviluppo sociale, purché però venga varato in modo che i nuclei familiari possano veramente trarne un giovamento. A lanciare l’appello alle forze politiche e al governo è Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, che in una conferenza stampa organizzata questa mattina a Palazzo Ferrajoli a Roma ha spiegato: senza risorse adeguate questo strumento rischia di perdere efficacia. «L’assegno unico universale è una delle riforme più importanti del nostro Paese degli ultimi anni. Chiediamo che sia fatto bene, in modo non solo che nessuna ci rimetta, ma soprattutto che tutti ci guadagnino, anche perché la seconda causa di povertà oggi, in Italia, è la nascita di un figlio...». Ascolta di seguito le richieste di Gigi De Palo alle forze politiche, che hanno approvato la misura praticamente all’unanimità.

 

Da luglio, l’assegno è stato varato in via provvisoria con un cosiddetto decreto “ponte” per circa 2 milioni di famiglie che non ricevono altri assegni. Dal primo gennaio 2022, invece, tutti potranno farne domanda all’Inps o ai patronati. A 70 giorni dall’entrata in vigore dell’assegno unico, e proprio mentre il governo si appresta a definire con un decreto chi, come e in quale misura potrà usufruirne, a chiedere che si tratti davvero di una riforma epocale, e non dell’ennesima riforma monca, ci sono anche Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, Giulio Romani, segretario confederale nazionale Cisl, Mario Sberna, presidente nazionale dell’associazione Famiglie numerose, e il demografo Alessandro Rosina, di Alleanza per l’infanzia.

Secondo i dati Istat relativi al 2020, sono oltre 2 milioni le famiglie italiane in condizioni di povertà assoluta. In questa situazione, un’attenzione particolare è chiesta per le famiglie numerose che, paradossalmente, rischiano di non ricevere l’aiuto sperato. «È necessaria una reale universalità dell’assegno, in modo da garantire che arrivi a tutte le famiglie, a prescindere dall’ISEE. Senza correttivi importanti – afferma il presidente dell’associazione Famiglie numerose Mario Sberna – proprio per le famiglie con più figli sarà una vera e propria débâcle».

Il governo, afferma Alessandro Rosina di Alleanza per l’infanzia, dovrebbe rifarsi al buon esempio rappresentato, in Europa, da Paesi che hanno davvero a cuore la famiglia, come la Germania, dove l’importo dell’assegno è superiore ed è destinato a tutti i nuclei familiari. «Il successo dell’assegno unico e universale – commenta il demografo – dipenderà molto sia dalle risorse destinate sia da come la misura verrà effettivamente implementata. Le esperienze dei vari Paesi europei che hanno misure analoghe mostrano che attraverso un sostegno economico solido, con una parte universale adeguata, è possibile dare un impulso immediato alla natalità». Un aspetto, questo, tutt’altro da sottovalutare, in un Paese come l’Italia, dove nel 2020 i decessi (746mila) hanno superato le nascite (404 mila).

In queste condizioni, spiega Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, «l’assegno unico universale è un ottimo passo per superare la logica dell’emergenza e della frammentarietà che troppo spesso ha accompgnato le politiche della famiglia nel nostro Paese. Auspichiamo, affinché la norma si a rvolta davvero a tutte le famiglie, che vengano mantenute le detrazioni fiscali per i nuclei familiari, almeno fino ad una riforma strutturale dell’Irpef, e che poi si utilizzi l’Isee come sistema selettivo per l’erogazione degli aiuti». A tal fine, però, servono risorse sostanziose, che il governo può trarre dal PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, con cui l’Europa finanzia la rinascita dei vari Paesi dell’Unione dopo la pandemia.

L’importante, afferma Giulio Romani, segretario confederale nazionale Cisl, è che «l’assegno unico universale sia disegnato in maniera equilibrata, garantendo l’equitò e dando impulso alla natalità. C’è bisogno di trovare il giusto bilanciamento tra progressività e universalità della misura. Attenzione ad includere il patrimonio per la definizione del beneficio, perché si rischia di penalizzare le classi medie, proprio quelle maggiormente colpite» dalla crisi. «È importante – aggiunge Romani – che l’assegno sia organicamente collocato in un contesto più ampio di riforma fiscale e la gestione e l’erogazione del beneficio devono essere agevolate il più possibile tenendo conto delle modalitò, degli strumenti e delle strutture già operanti».

Assente per motivi personali, la sociologa Chiara Saraceno, di Alleanza per l’infanzia, afferma comunque che «per mantenere l’obiettivo primario di sostengo alla genitorialità e al benessere dei minorenni dell’assegno unico, occorre trovare un equilibrio tra universalità, senza distinzioni e selettività troppo pronunciata a scapito dei ceti medi».

Insomma, se quella dell’assegno unico universale deve essere una riforma epocale, a sostegno della natalità, delle famiglie e del futuro del Paese, bisogna modellare questo strumento in modo che lo sia davvero, rendendolo accessibile a tutti, con risorse adeguate.

 

 

 

 

 

 


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