Armi nucleari: Italia, ripensaci
Ad ottobre scorso, 75° anniversario della fondazione dell’Onu, l’Honduras ha depositato la 50ma ratifica del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw), che entrerà in vigore il 22 gennaio 2021. Un ritorno ai principi fondanti delle Nazioni Unite (multilateralismo democratico, disarmo per costruire la pace), sostenuto dalla coalizione internazionale di organizzazioni di società civile per la messa al bando delle atomiche (Ican) e condiviso da una moltitudine di Stati (122 ne hanno approvato il testo nel 2017), nonostante l’opposizione di alcune potenze mondiali.
Come ogni trattato, sarà vincolante solo per gli Stati aderenti, ma costruirà e diffonderà cultura! Ad esempio, gli Stati Uniti rifiutano, ancora, di aderire alla Convenzione di Ottawa, che mette al bando le mine anti-persona; eppure, da quando è entrata in vigore con il favore dell‘opinione pubblica mondiale, le forze militari Usa non hanno più fatto uso di mine in nessun conflitto. Altro esempio: l’impegno degli Stati Parti del Tpnw a non favorire la costruzione di armi nucleari comporta che quelli in possesso di giacimenti di uranio dovranno assicurarsi che le multinazionali che acquistano il minerale non lo facciano pervenire alla filiera degli armamenti.
Così anche i fondi pensione in Stati Parti dovranno ritirare gli investimenti in società legate al settore delle armi nucleari. E così via.
Purtroppo il nostro Paese ha finora espresso in sede Onu una posizione contraria al Trattato. Dal 2016 è attiva, così, “Italia, ripensaci”, una vasta coalizione di associazioni, sindacati ed enti locali nella convinzione che, prima o poi, un governo italiano deciderà di riposizionarsi, con la maggioranza degli Stati membri dell’Onu, dalla parte giusta della storia.