Al lavoro per la rinascita di Valpolcevera
In Via Fillak, a Genova, i gazebo sono in fila a poche decine di metri dal ponte crollato, ma non c’è più la coda dei primi giorni. Ai tavoli ci sono assistenti sociali, avvocati e funzionari del Municipio V, Valpolcevera. Gratuitamente, ognuno per il proprio ruolo, fornisce informazioni, raccoglie richieste, smista le pratiche che gli sfollati consegnano. E ci sono pure il presidente del Municipio V, Federico Romeo, con l’assessore Teresa Scarlassa.
«La loro presenza è rassicurante – dice un signore in coda –. Il nostro presidente è una persona straordinaria, non ci ha abbandonati un attimo. I primi giorni dopo il crollo, qui era un vero caos. Ma lui ha saputo gestire in maniera intelligente tutta la macchina organizzativa».
Federico Romeo, classe 1992, è il presidente più giovane dei municipi di Genova, e questa che sta vivendo in prima persona è un’esperienza che non dimenticherà più. Racconta di essere arrivato nel luogo del crollo ancora prima che arrivassero i soccorsi e di aver visto una scena straziante, di aver udito grida di aiuto che provenivano da sotto le macerie e assistito impotente alla tragedia fino all’arrivo dei soccorsi.
Man mano che passavano le ore, il prendere atto dell’entità della tragedia l’ha scosso profondamente. Ma dopo lo choc iniziale, Federico Romeo ha subito messo da parte la veste istituzionale e s’è messo a deviare le auto dirette oltre il ponte, in attesa che arrivasse la stradale, e a portare viveri ai soccorritori.
Poi, ripreso fiato in pochi minuti perché non c’era tempo da perdere, ha coinvolto oltre agli assessori e ai consiglieri del municipio, l’intera popolazione, tante famiglie e tutte le realtà associative. «In poco tempo funzionava una rete di sostegno formidabile, che faceva da cuscinetto tra vigili del fuoco, protezione civile e sfollati. S’è creato un forte asse – racconta Romeo – tra municipio e cittadini, perché il quartiere ha risposto in maniera straordinaria. C’era chi portava viveri agli sfollati, chi accompagnava le persone anziane negli ambulatori, chi si è messo a disposizione ai gazebo dell’info point».
E ancora, sono stati coinvolti una sessantina di scout per pulire le strade, perché parte del viadotto Polcevera era crollato sui capannoni della municipalizzata che raccoglie la nettezza urbana. E i cassonetti erano colmi di rifiuti.
Impressiona sentire la mole di lavoro fatta dal presidente in questo municipio, soprattutto la capacità con cui è riuscito a coinvolgere le persone, a metterle al servizio di chi aveva bisogno. «Lo facciamo volentieri. Pensi agli sfollati che necessitano di tutto – dice una signora che è ad un gazebo dove viene distribuito latte, acqua, frutta-. E pensi che tante delle loro case ora devono essere distrutte».
Federico Romeo, prossimo alla laurea in Giurisprudenza, guarda lontano. Elabora idee e progetti per questo lembo di città che necessitava di tanti interventi e che ora la tragedia del Morandi ha aumentato.
«Siamo isolati, via Fillak e via Porro sono chiuse, per andare in centro dobbiamo per forza usare l’autostrada – dice – e si può immaginare quanto tempo occorre. Rischiamo la chiusura di importanti aziende. Sono oltre 2 mila i lavoratori coinvolti. La ferrovia funziona in parte. La zona rossa va ridimensionata. Diverse attività hanno abbassato le serrante perché sono in zona non accessibile. Presto ci sarà l’abbattimento delle abitazioni e poi del ponte e questo ci penalizzerà in maniera enorme».
Ma Romeo non si perde d’animo e sollecita rapidità nella costruzione per ragioni di traffico. Chiede «che sia ridisegnato tutto il quartiere», ed è grato che nel disegno del nuovo ponte fornito dall’archistar Renzo Piano questo sia contemplato.
«Veramente l’avevo sperato e Piano ci ha pensato – annuisce soddisfatto -, poi sarebbe utile creare un parco verde, degno di una città come la nostra». Ma i sogni del presidente del municipio V si spingono con intelligenza oltre. «Ora abbiamo bisogno dello stanziamento di una quota a fondo perduto per aiutare il commercio e il mondo produttivo vicino alla zona rossa e che venga creata una ZES (Zona Economica Speciale) su Genova, che preveda la riduzione della tassazione, quindi minori costi per le imprese che vogliono investire, a favore del rilancio dell’occupazione e del recupero delle tante aree dismesse».