Addio, prof. Porta, maestro di vita e pensiero

Ricordo di una figura di primo piano nella storia del pensiero economico in Italia, uno dei pochissimi con un respiro internazionale. Un esponente degno della "scuola di Cambridge" e amico di grandi economisti di questo tempo, come Amartya Sen e Luigi Pasinetti, oltre che autore di saggi e libri pubblicati con gli editori più prestigiosi. Insieme abbiamo dato vita al progetto di ricerca su "Economia e felicità"
prof. Porta

Ci sono incontri nella vita che la cambiano per sempre. Il mio incontro con il professor Pier Luigi Porta è stato uno di questi. L'ho conosciuto alla fine degli anni Novanta, all'inizio della mia carriera universitaria. Era una figura di primo piano nella storia del pensiero economico in Italia, uno dei pochissimi con un respiro internazionale. Nel 2000 diventammo colleghi a Milano Bicocca, dove lui era il direttore del Dipartimento di economia e io uno giovane ricercatore. Nacque da subito un sodalizio intellettuale e umano che è cresciuto negli anni, portato molti frutti, e che non si è fermato neanche la sera del 29 gennaio, quando un tumore velocissimo e tremendo ce lo ha strappato prematuramente.

Sono troppi i doni che ho ricevuto dal professor Porta (ho continuato a dargli del 'lei' fino al nostro ultimo incontro due settimane fa: per il mio provincialismo, ma anche perché stimavo troppo la sua cultura e maturità) per provare a farne una rassegna completa. Ogni incontro grande come stato quello con il professor Porta è sempre eccedente rispetto alla somma dei suoi doni, perché c'è una dimensione di mistero e di bellezza che ci trascende.
Era nato il 21 giugno del 1945 ed era andato in pensione nel novembre scorso, quando la malattia è esplosa. La sua vita è terminata col suo mestiere. Un lavoro che ha fatto raggiungendo l'eccellenza, testimoniata dalle sue pubblicazioni ma ancor più dalla stima dei colleghi, che è il primo indicatore del valore di uno studioso. Si era laureato in Bocconi, e a quella scuola e a quella sede era rimasto sempre legato, raccogliendo l'eredità dei suoi maestri, che erano stati economisti con una forte sensibilità storica e unanistica, come lui. Il Professor Porta conosceva le lingue antiche e moderne (conosceva e parlava l'inglese come un madre lingua, e dialogava in tedesco e in francese). La sua attività scientifica si era concentrata principalmente sulla storia del pensiero economico.

Da giovane si trasferì a Cambridge per conoscere il grande economista Piero Sraffa. Non solo ne divenne allievo (libero e creativo) ma completò la sua principale opera, curando l'ultimo volume dell'opera omnia di David Ricardo, alla quale Sraffa aveva dedicato la seconda parte della sua attività. Si presentò così subito alla comunità scientifica internazionale come un fuoriclasse, e non ha deluso le aspettative, divenendo un esponente degno della 'scuola di Cambridge', la tradizione resa celebre da Marshall e keynes, per una visione sociale e umanistica della scienza economica. È stato professore invitato in molte università nel mondo, ultima quella di Tokio nell'ottobre scorso quando la malattia manifestò i suoi gravi sintomi. Amico di molti grandi economisti del proprio tempo (tra questi Amartya Sen e Luigi Pasinetti), animatore di società scientifiche, autore di saggi e libri pubblicati con gli editori più prestigiosi. Grande esperto della scuola italiana e milanese di economia, ha scritto pagine classiche su Verri, Beccaria, Genovesi. E insieme abbiamo dato vita al progetto di ricerca su 'Economia e felicità' che ha portato in Bicocca premi Nobel e centinaia di studiosi da tutto il mondo. Giovedi 28 gli avevo spedito la copertina del nostro nuovo libro, che non ha potuto vedere.

Fin qui solo un minima parte del Pier Luigi Porta professore e studioso eccellente, che avrebbe potuto dare ancora molto alla scienza. La sua qualità scientifica era sostenuta e alimentata da una umanità splendida, coronata da molte virtù. Innanzitutto l'umiltà, quella vera, che nasce dall'intuizione del mistero della realtà e dalla certezza che per quanto studiamo restiamo sempre indigenti e poveri. Lodava gli altri, e non parlava mai di sé. Quando ripenso al professor Porta penso però a una beatitudine: beati i miti. È stato un grande mite, anche dentro i conflitti restava mansueto, e così è stato capace di vivere con mitezza i mesi della sua malattia (ha soffero moltissimo quando il tumore è arrivato alle ossa). Ha voluto vivere e pensare al futuro fino alla fine. Salutandomi mi ha raccimandato la sua rivista (che non faremo morire), e i prossimi convegni preparati insieme. Mi ha insegnato molto, moltissimo: da come scrivere un articolo scientifico, a come recensire un libro, come fare il 'dinner speech' nei convegni (aveva uno humor straordinario, frutto della sua intelligenza non comune). Mi ha accompagnato nelle mie avventure umane e spirituali sulla 'soglia' dell'accademia, nell'economia di comunione e infine  nella Scuola di economia civile a Loppiano (di cui volle essere socio), donandomi un insegnamento preziosissimo: gli intellettuali utili ai movimenti culturali e spirituali sono quelli che restano capaci di pensiero libero, restando fedeli senza diventare 'organici' alla causa.
'Il volto del sapiente è luminoso, la sapienza cambia i lineamenti del viso' (Qohelet). Ho visto questa luce crescere sul volto di Pier Luigi, fino a mio ultimo incontro, quando i segni della fine imminente erano già chiari, ma ancora più chiara era quella luce. Sono certo che si sarà  lasciato abbracciare da sorella morte con quella stessa mitezza con cui ha vissuto la sua vita. Se è vero che si muore come si vive.
Grazie Professor Porta, grazie Pier Luigi, caro amico e impagabile maestro di pensiero e di vita.

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