A Milano accoglienza, inclusione e reciprocità
«I cristiani usano invocare la benedizione di Dio sulle pietanze e sui commensali. Benedetta sei tu Milano… per la folla sterminata che si dedica a far del bene nel volontariato, per le tue chiese, per la pluralità delle confessioni e delle religioni che cercano di essere assieme, perché sei capace di dar da mangiare a tutti quelli che arrivano, per la qualità del tuo cibo, per l’intensità della tua cultura, perché dai voce a chi non ha voce e vieni in soccorso a chi non ha soccorso».
L’Arcivescovo Mario Delpini benedice i partecipanti prima di iniziare a consumare il pasto. Sotto il sole straordinario, si svolge questo meraviglioso appuntamento di razze e popoli della terra. È un arcobaleno di colori, danze, musica. Pietanze multietniche per celebrare “Ricetta Milano”, la maxi tavolata multietnica al parco Sempione dove si sono trovate oltre 10 mila persone. Mamme e nonne, bimbi e sposi novelli. Si, perché l’accoglienza, l’inclusione, la condivisione e la reciprocità hanno i colori dell’arcobaleno, hanno i volti sorridenti, hanno la serenità nell’animo. Hanno la gioia dipinta sul volto.
«Noi crediamo in una Milano civile e aperta, che guarda al passato e ne è consapevole, che vive il presente e pensa al suo futuro»: con queste parole Giuseppe Sala, sindaco di Milano, apre la festa. «Le paure ci sono, tutti le hanno, anche io. Milano però le paure le gestisce, non le butta addosso agli altri. Milano non ha paura della diversità, ma ci costruisce sopra il futuro, lo facciamo da 26 secoli: questa magnifica città è arrivata dove è arrivata integrando e mettendo assieme le qualità di tutti noi. Quindi affrontiamo le nostre paure e amiamo la diversità. Noi ovviamente siamo qui per dire dei no, ma in sé questi no non bastano, serve costruire e avere una proposta. Non saremo mai accondiscendenti verso un atteggiamento che sta dilagando. Non possiamo accontentarci di sentirci diversi, questo è il momento di allontanare da noi il senso di superiorità morale. Dobbiamo tirare fuori le nostre idee, che ognuno faccia la sua parte».
Applausi, applausi a non finire. Intanto scorrono i piatti, suonano le musiche tipiche dei tanti paesi del mondo rappresentati su quest’erba del Parco Sempione. Si esibiscono danzatrici e danzatori con grande livello di bravura. È festa, è davvero festa grande. Qui tutti oggi, ora, sono fratelli, non importa la razza, né il colore del volto. È festa e basta.
Poi arriva Roberto Saviano, un discorso lungo articolato, che attinge dalle tante disuguaglianze che di questi tempi creano paure, attriti, scandisce deciso: «In un tempo dove tutti dicono tutto senza approfondire mai, la nostra difesa è la conoscenza». È una tra le giornate più bella per Milano. È un colpo d’occhio straordinario che si perde sull’umanità mischiata nei 1300 tavoli e sulle 2600 panche sistemate dappertutto.
Costa lasciare il luogo, ma si parte con negli occhi i volti dei cinesi degli africani, dei giapponesi, del peruviani, argentini colombiani. E poi le 200 associazioni che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento, oltre alle 160 le comunità straniere che hanno organizzato momenti di spettacolo. Negli occhi i volti di questi nuovi amici. Amici nuovi che d’ora innanzi sono diventati fratelli.